dei diritti umani
In occasione della 37eme Session du Conseil Droits de l’Homme delle Nazioni Unite svoltosi il mese scorso a Ginevra, sono stata accreditata a partecipare ai lavori insieme alla collega attivista e militante dei diritti umani internazionali, Sara Baresi (Presidente Protea Human Rights). Una sessione impegnativa, intensa, con l’incontro di persone interessanti, attive, significative nella tutela dei diritti umani e di colleghi, con i quali è sempre positivo rivedersi e scambiarsi idee e progetti. Abbiamo sottoposto le nostre opinioni, e trasmesso le nostre preoccupazioni per alcune violazioni che continuano sistematicamente e che colpiscono sempre i più fragili.
Tra i Focus primari, per noi, la condizione della popolazione che vive nei Campi di Tindouf in Algeria. In occasione dell’incontro: “Refugees Human Rights Crisis”, Sara Baresi ha raccontato della sua esperienza professionale, sottolineando tutti i limiti burocratici che mettono in stand by la vita dei richiedenti asilo.
Afferma la Baresi: “Convocazione in Commissione che tarda, che pone persone in attesa per due, addirittura in alcuni casi quasi tre anni, prima di ricevere quasi certamente il diniego. Ed intanto la vita è sospesa, tra frustrazioni, rabbia e recriminazioni, momenti di speranza alternata alla desolazione, tra l’insofferenza dei cittadini locali e degli stessi richiedenti asilo. Progetti, attività, tutto si può fare a sostegno, è doveroso farlo al meglio e donare al massimo dignità e lavorare con tutto l’impegno, ma la risposta più importante è troppo tardiva, il riconoscimento o meno della protezione internazionale.
E non è una questione di territorio, di Regione, è a livello nazionale ed internazionale che bisogna affrontare seriamente questo tema”.
Per me, invece, ancora una volta la conferma del mio impegno a tutela dell’infanzia negata, e di chi è vittima di unioni forzate. Ho presentato un report testuale a Ms. le Président du Conseil du Droits de l’Homme et Comité Sur le Droit de l’Enfant riguardante la comunità internazionale, da me presieduta, “Sono Bambina, Non Una Sposa”. Ho posto l’attenzione su casi internazionali di giovanissime vittime di matrimoni precoci e forzati in luoghi, come: Yemen, Bangladesh, Afghanistan, Eritrea, Iraq, Iran e Somalia. Ho espresso preoccupazione per le donne di Tindouf, in particolare il caso delle ragazze saharawi adottate da famiglie spagnole, le quali sono state trattenute in stato di costrizione al loro rientro nei Campi di Tindouf. Trattasi di violazione dei principi dei diritti umani e della dignità umana. Infine, ho concluso ricordando l’impegno delle istituzioni della Città di Palermo a tutela delle spose bambine.
Ed ancora, abbiamo portato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite il nostro Progetto a tutela dei diritti minorili nel mondo: “Stop Sexual Tourism”. Insieme alla Presidente Baresi, abbiamo ricordato come a livello internazionale, il turismo sessuale minorile non sia ancora considerato un crimine contro l’umanità. Per ora, l’unica definizione di «sfruttamento sessuale e commerciale dei minori» è stata formulata durante il Primo Congresso Mondiale sul tema che si è svolto a Stoccolma nel 1996.
Siamo rientrate con la speranza, e la volontà di proseguire il nostro impegno a tutela di chi vive la negazione della propria dignità umana.
* Giorgia Butera è Presidente Mete Onlus/Advocacy ed Esponente Fiori di Acciaio