“Hermana, yo si te creo”

30 aprile 2018 di: Stefania Di Filippo

In questi giorni un’ondata di indignazione ha fatto sì che i cittadini spagnoli e in particolar modo le cittadine, si riversassero per strada per gridare a gran voce la loro disapprovazione per la sentenza emessa nei confronti dei 5 imputati di uno stupro avvenuto a Pamplona due anni fa, durante la festa di San Firmino. L’indignazione e la protesta pacifica ha coinvolto le donne di tutto il mondo, che al grido di: “Hermana, yo si te creo” hanno espresso la loro opinione e il loro supporto, attraverso i canali social e non, nei confronti della ragazza che ha subito tale disumana violenza. La eco che sta avendo questa situazione è cosa dovuta sia alla ragazza, sfortunata protagonista della vicenda, che a tutta la popolazione femminile. Sì, perché ogni donna si sarà sentita quella ragazza e si sente lei ogni volta che cammina per strada di sola la sera per tornare a casa e spera che tutto vada bene, che non succeda nulla, ogni volta che sul posto di lavoro ha un capo un po’ troppo amichevole, un collega un po’ troppo invadente, ogni volta che se fa carriera è merito del suo corpo e non della sua intelligenza. Nella maggior parte dei casi è sempre l’atteggiamento della donna ad essere messo in discussione (e non solo dagli uomini e dai giudici), ci si chiede se sia stata lei a provocare, con atteggiamenti o vestiti succinti, ci si chiede se è una persona libertina o meno, se ha avuto tanti uomini o meno, è quasi sempre la donna a dover subire una seconda violenza, forse, peggiore della prima, perché la raddoppia, le dà più forza e più consistenza, forse, è proprio questo uno dei motivi per il quale le donne non denunciano, perché non si sentono protette, non si sentono credute, perché sanno già che il processo non sarà per i loro carnefici, ma per loro stesse, perché non si sono difese, magari, perché non hanno urlato, perché hanno provato ad essere felici, di nuovo. Si dovrebbe, forse, educare non solo gli uomini al rispetto degli altri essere umani, ma alla solidarietà e alla ragionevolezza.

 

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