il gioco della felicità
La nonna al volante seguiva attenta la statale che da Prato porta a Firenze. La guardavo dai sedili posteriori stringendo al petto una sciarpina di cachemire verde, come fosse un peluche. Me l’ero guadagnata. Tutto il giorno nell’ufficio della sua fabbrica a disegnare case e draghi. Non un capriccio. Non un fiato. Poi la nonna si voltò e mi rivolse un sorriso che fu un tuffo di gioia.
Decisi che dovevo catturare quell’attimo perfetto di felicità. Doveva pur esserci un modo per renderlo indimenticabile. Spalancai gli occhi e fissai, senza mai sbattere le palpebre, ogni più piccolo particolare intorno, la macchia di succo di frutta sui miei jeans, l’accendisigaro storto, una cartina stradale.
Iniziai a lacrimare ma non desistetti, fissai il profilo dolce della nonna e le onde ramate che il vento infrangeva sul suo viso. Poi il bruciore diventò insopportabile. Strinsi gli occhi. Avevo inventato il gioco cattura la felicità.
Ne catturai tanta e imparai a farne gran scorta.
Quando la mamma spegneva la luce della mia stanzetta con un perentorio buonanotte, o quando guardavo dal mio sedile il portellone dell’aereo chiudersi, con la mano dell’hostess stretta nella mia, richiamavo alla memoria i miei attimi di felicità e mi consolavo, spariva la paura.
Sepolti da strati di scadenze, figli da gestire, matrimoni in crisi, conti da pagare, lavori precari, ci siamo dimenticati di essere felici. E se la felicità fosse un gioco irrinunciabile? Un gioco da imparare? Se fosse un impegno del cuore o dell’anima o dell’intelligenza?
L’impegno di bere un bicchiere di vino con un’amica senza sensi di colpa, di fumarsi una sigaretta in riva al mare dandosi una pacca sulla spalla e dicendosi: brava, te la stai cavando.
Se imparassimo a spalancare gli occhi fino alle lacrime per fermare immagini e sensazioni, forse la felicità diventerebbe più raggiungibile. Forse le lacrime si trasformerebbero in lacrime di commozione.
Seduta sotto la quercia sopravvissuta al fulmine, guardo le luci sul golfo accendersi. Il sole tramonta, dipinge linee rosse nel cielo e scompare. Il profumo del gelsomino invade l’aria. È un attimo. Asciugo una lacrima. Felicità.
La verità è questa noi non sappiamo più cosa è la felicità, la scambiamo per la bellezza, la scambiamo per il denaro, non ci guardiamo mai dentro.