umano provare paura
La Paura riguarda tutti gli esseri viventi ed è lì, a salvaguardia della breve esistenza ma, mentre gli animali hanno poche possibilità per evitarla (fuggire, mimetizzarsi), l’essere umano ne ha uno in più: correggerla.
L’esistenza è fondata sulla Paura ma non è detto che debba essere fondata anche sulle paure, che diventano concrete attraverso le fissazioni e le ossessioni, e non sono altro che paure infondate?
Il primo schiaffo, alla nascita, ci mette in guardia dalla violenza che potremmo ricevere, senza avere fatto nessun torto e la nostra risposta è la paura. Certo, è necessario per la sopravvivenza ma dovrebbe essere l’unica esperienza violenta della nostra esistenza. Ed invece? No. Tutte le altre forme di violenza cercano giustificazioni ingiustificabili nell’educazione mentre l’educazione dovrebbe bandire ogni forma di violenza fisica e psichica, ossia smontare le paure. Altrimenti è educazione alla violenza. L’essere umano è provvisto della parola, dell’udito, della vista e della capacità di ragionamento e anche della capacità di argomentare e quindi di riflettere.
La riflessione non è mai neutra perché possiamo guidarla o nella direzione della costruzione o della distruzione dell’altro e quindi in entrambi i casi, anche di sé stesso.
Scelte personali e, comunque, argomentare riduce notevolmente l’aggressività e riconduce l’essere umano nell’alveo della propria specificità come essere raziocinante che fa la libera scelta di essere razionale o irrazionale. Scelte personali.
Tornando alla paura, tutti abbiamo paura e, dipende dal caso, possiamo provare anche terrore ma quel raziocinio ci torna utile quando dobbiamo contenere la paura non rinunciando alla nostra lucidità per non farci sommergere dall’opacità del terrore. La paura immobilizza, rende statici; toglie energia alla conquista, all’esplorazione e rende aggressivi. L’aggressività nasconde, a mala pena, la paura o il terrore per l’altro e così il pauroso sfida l’altro, convinto di non far trasparire la propria paura, spacciandola per coraggio ma, non stranamente, il pauroso sceglie bene la sua vittima che non nasconde la propria fragilità e quindi diventa facile preda del pauroso, del vigliacco ma la vittima non deve farsi sommergere dalla paura e deve chiedere sempre aiuto a chi può prenderlo per mano e farsi salvare dalla presa violenta del vigliacco.
Ribellarsi è un dovere, e poi un diritto.
E cosa può fare il vigliacco per tentare di non avere paura? Deve imparare a discernere la realtà e non a farsi terrorizzare da essa, per quanto dolorosa sia. Deve imparare a rinunciare alla superbia e amare la modestia. Se non riesce a correggere le proprie azioni, deve chiedere aiuto mostrando la sua debolezza, facendosene carico e trasformare quella debolezza in fragilità, perché tutti siamo fragili ma solo i vigliacchi e i paurosi decidono di diventare deboli, impotenti e ingannano sé stessi e gli altri, spacciandosi per potenti e invece che sono? Deboli prepotenti, deboli perché la prepotenza è debolezza e una volta scoperti risultano essere doppiamente deboli.
Correggersi, perché solo ognuno può correggere sé stesso e solo ognuno può salvare sé stesso. Se siamo deboli, l’altro, fragile, è di fronte a noi per darci una mano ma solo se la tendiamo senza inganno o pregiudizio. Correggersi per correggere la direzione della propria Vita. Semplicemente.
E’ umano provare paura, ma non sono d’accordo con la Papitto e’ anche umano non riuscire a vincerla, sono tentare prove di forze inutili. E poi cosa ha che fare la paura con la modestia e la superbia?
Grazie Elena per la domanda. La superbia appartiene a chi nasconde la paura, (e nascondere è debolezza), spacciandola per coraggio contro una vittima inerme e spesso ho notato che la superbia affonda le radici nella paura di venire considerato inferiore.
io ho paura di qualcuno di preciso e questa paura mi condiziona la vita, se non l’avessi e non ci vivessi ogni momento sarei una persona diversa libera e leggera. invece soffro sono arrabbiata e non sono ottimista. anche se vado avanti a denti strettissimi.
Maria