vergogna, parola dai risvolti interessanti
E’ accaduto a molte che, nel corso degli anni, ci sia stato detto «Ti dovresti vergognare», è una frase che fa parte del lessico dell’educazione, ed è anche un sottinteso rivolto a donne, “succinte” o no. «Ti dovresti vergognare» o guardando qualcuna «Si dovrebbe vergognare». Si usa anche, ma sempre più di rado (ohimé), nei confronti di ladri, assassini, e disonesti politici. Si usa come un imperativo verso i bambini, che hanno un comportamento scorretto, disdicevole, come l’aver bullizzato un compagno, fatto del male a un animale, raccontato una bugia. Si utilizza in merito a certe azioni sconvenienti che possono riguardare la sfera sessuale: un atteggiamento molesto, un esibizionista a spasso per la città, abbigliamenti troppo succinti.
Il cardinal Ravasi scrive: «Una volta si sentiva spesso la frase: “Ma lei non si vergogna?”. Oggi non si sente più. Probabilmente perché la risposta sarebbe: “Ma è ovvio che non mi vergogno. Perché mai dovrei vergognarmi?”. Vergogna è una parola scomparsa».
Eppure, accade ancora spesso che uomini dicano alle donne che dovrebbero vergognarsi, anche delle loro idee. Il fatto che questa particolare espressione, che implica un giudizio morale, sia usata spesso da parte degli uomini verso le donne, non sorprende per nulla, è un modo per svalutare, rimpicciolire l’idea e la tesi dell’altra parte. Parla di vergogna chi è incapace di accettare una controparte femminile pensante e, allo stesso tempo, di riconoscere un valore dialettico. Le donne, alla stregua di bambine dalle limitate capacità logiche, vengono così zittite, ancora. Che si usino le parole o le botte, anche questa è violenza. Fino a quando non ci sarà un riconoscimento di fatto della capacità delle donne di argomentare, di discutere, di disapprovare (anche di sbagliare) mettendole sullo stesso piano intellettuale degli uomini, ci sarà sempre un tentativo di prevaricazione da parte degli uomini.
Per chiudere con un sorriso, auspico un mondo di leggerezza, in cui ogni donna, come Marilyn Monroe nel film “Quando la moglie è in vacanza”, possa esclamare candidamente: