Il grembiule non fa lo studente, ma….
L’arrivo della stagione calda nella scuola porta tutti gli anni a un inevitabile cambiamento nei comportamenti e nell’abbigliamento. Nelle case degli italiani si procede al “cambio di stagione”: le temperature aumentano, le giornate si allungano, aumentano nervosismo e sbalzi di umore. Mancano poche settimane alla conclusione dell’anno scolastico e comincia a far caldo. I nostri ragazzi e le nostre ragazze si presentano in tenuta stile balneare e gli insegnanti, adulti di riferimento, continuano a insistere sulla necessità di vestire in modo consono all’ambiente di apprendimento che non è una spiaggia… “Non si tratta di formalismo e conformismo ma di rispetto e decoro”. Sono queste le frasi che abbiamo letto nelle recenti circolari che hanno fatto il giro del web. Genitori e alunni sottolineano la necessità di lasciare spazio alla creatività dei ragazzi, alla crescita e al bisogno di esprimersi, anche attraverso il vestiario. A parere degli esperti dobbiamo lasciare spazio alla dimensione interiore dei nostri alunni e delle nostre alunne, educarli a una sana e consapevole scoperta di se stessi, al rispetto del proprio corpo e di quello degli altri e delle altre, lavorare sul mondo emozionale e non procedere a “imposizioni senza alcun fondamento pedagogico”. C’è chi non trova offensivo far vedere la pancia e l’ombelico o mettere il lato B in mostra con pantaloni sottili e succinti che lasciano ben poco all’immaginazione, jeans strappati, minigonne e shorts, sia che ci si vesta per andare a scuola sia che si vada in discoteca o in giro con gli amici. Esistono, tuttavia, consigli di buon senso per creare un equilibrio in situazioni di convivenza coatta.Nella scuola ci sono centinaia d’individui che, loro malgrado, s’incontrano quotidianamente e, pertanto, ci si può vestire alla moda senza creare imbarazzi e polemiche nel rispetto di se stessi e degli altri. Quanto alla comunicazione attraverso l’abbigliamento bisognerebbe anche preoccuparsi di curare quella verbale utilizzando sempre e comunque un linguaggio educato e corretto nel rispetto di chi svolge il proprio lavoro con serietà e professionalità. La scuola ha l’obbligo di mantenere un clima in cui ogni situazione va affrontata senza inutili tensioni, nel confronto e nella condivisione di idee, senza nessun “io giudicante”. E allora affidiamoci alla definizione di buon senso:
A proposito dei giovani d’oggi, del loro linguaggio e del loro comportamento segnalo un piccolo libro di Grazia Cherchi, Basta poco per sentirsi soli, pubblicato negli anni novanta.
Ci sono brevi racconti su questi ragazzi di oggi e queste osservazioni di questa critica letteraria …non mi fanno sentire tanto sola.
Maria
ps però è dura da sopportare, questo lo dico io a proposito di certi ragazzi di oggi.proprio come lo scriveva lei.
Il titolo dell’articolo mi ha ricordato gli anni passati a scuola con il grembiule dalla prima elementare fino all’ultimo anno delle superiori quando ottenemmo di non indossarlo più obbligatoriamente. Era la fine degli anni ‘70. Ci sembrava una conquista ma diventò un problema come vestirsi ogni giorno per evitare confronti, commenti e critiche…
Certo, per qualcuna di noi i ricordi di scuola sono legati proprio al grembiule. Blu con fiocco bianco per i “maschi” e bianco con il fiocco blu per le “femmine” alle elementari tanto per rendere inequivocabile la distinzione tra i sessi. Poi quel grembiule nero così mortificante che continuavano a portare solo le ragazze. Mi sorge solo una domanda: se la libertà di espressione dei ragazzi sta tanto a cuore agli educatori perché nelle scuole private più esclusive è ancora in auge la divisa? Forse per distinzione di classe?
Signori.
Scusate.
Ma se fa caldo: fa caldo.
Perché dover rimanere nel vecchio standard del grembiule…
Come a dover fare per forza di questa vita una sofferenza e una penitenza!?
La scuola potrebbe istituire un canone da seguire.
Nel corso degli anni ha fatto tanti progressi e sono arrivate tante conquiste; decoro e decenza sono d’accordo.
Ma chi l’ha detto che decoro e decenza sono per forza pantaloni e maniche lunghe?
Un nuovo canone, decorato e decente, però fresco!
Un caro saluto a tutti!
(da un insegnante obbligato a pantaloni lunghi fino ai primi di Luglio)
il concetto è che c’è posto e luogo per tutto, avere la pancia di fuori non fa sentire più fresco altrimenti invitiamo tutti i lavoratori ad andare sul luogo di lavoro come andassero in spiaggia e, inoltre, i ragazzi hanno gli ormoni in subbuglio e non giova alla concentrazione avere queste continue sollecitazioni…a scuola non si sta, in fin dei conti, sotto il sole cocente: possono anche resistere con una maglietta fino alla cinta dei pantaloni, di certo non si scioglieranno!!!
Nella scuola gli insegnanti contano poco, i genitori meno,in qualche caso la famiglia ci prova a dare delle regole ma la televisione la fa da padrona, come pure i social e il web che propongono l’esatto contrario del bon senso: puro istinto!
Vestirsi in modo funzionale allo scopo vuol dire tenere conto delle norme dell’igiene ambientale e della persona. Ci sono indumenti e indumenti, situazioni e limiti di cui tener conto…
La mia esperienza con il grembiule è sempre stata “deleteria”: alle elementari sempre impataccato, alle medie sempre senza bottoni, alle superiori…noi soli dell’artistico avevamo un grembiule da sporcare “creativamente”. Quindi è molto soggettivo l’uso del grembiule e può essere anche utile allo scopo. La moda oggi prevede anche vestiti leggeri e decenti.
Una volta l’anno scorso Dacia Maraini alla presentazione del suo ultimo libro ha chiacchierato di tante cose interessanti a proposito del suo girare per le scuole di tutta italia incontrando studenti di ogni ordine e grado. Ha raccontato meravigliata e triste che alcuni ragazzi di oggi non sapevano assolutamente chi fosse e chi fosse stato marcello mastroianni, tanto per fare un esempio. Gli insegnanti oltre che dell’abbigliamento, importante, si devono occupare e preoccupare anche di fornire bagagli culturali strutturati e forti ai sedicenni di oggi, non tutto può essere lasciato alle famiglie..se ci pensano…chi lo sa..
e comunque penso che sia un po’ un disastro…sono non tanto ottimista penso e vedo ovunque segni dei tempi che vivo di arretratezza mentale e culturale fino ad arrivare alla scena politica nazionale e internazionale.
Io ho 51 anni e conosco persone di quasi 40 anni che non hanno riferimenti e non conoscono per esempio Simona Mafai e conosco soggetti che a a quasi 60 anni confondono Faust di goethe con dottor faustus di mann.
io non so un bel po’ di cose ma alcune le ho ben chiare…
però guardando la trasmissione Per un pugno di libri penso positivamente.
un caro saluto e grazie dello spazio
Maria
Negli ultimi giorni di scuola i ragazzi diventano incontenibili. La rigidità degli insegnanti più anziani si contrappone all’elasticità dei giovani colleghi. Se non si procede sullo stesso binario si crea confusione e disorientamento. I ragazzi ci osservano e agiscono di conseguenza: fanno come vogliono! Forse sarebbe il caso di rivedere e riscrivere qualche punto del regolamento scolastico con proposte innovative senza inutil commenti e critiche vicendevoli che non risolvono il problema.
Nel 1996 ho insegnato in una scuola in un quartiere centrale di Roma. Da molto tempo erano stati aboliti i grembiuli per le alunne, ma in questa scuola le ragazze erano obbligate a portarlo. Alla mia richiesta di chiarimenti una collega rispose che il collegio docenti aveva deciso di mantenere l’uso del grembiule per le alunne perché così gli alunni maschi sarebbero “stati meno distratti dalle forme delle compagne”, messe maggiormente in evidenza da un abbigliamento personale. Ribattei che anche le ragazze potevano essere distratte “dalle forme dei compagni messe in evidenza dall’abbigliamento personale degli stessi”. Seraficamente la collega, che secondo me era un reperto del Pleistocene, mi rispose che le ragazze con il loro abbigliamento hanno lo scopo di attirare l’attenzione dei ragazzi, mentre i ragazzinon hanno questa intenzione.. Quando nel 2009 sono andata in pensione ragazzi e ragazze usavo a scuola un abbigliamento molto personale e forse non appropriato, ma lo facevano alla pari, con o senza l’intenzione di attirare l’altro sesso.