Il libro di una brigatista: Barbara Balzerani
Cosa penseranno le lettrici e i lettori di “Mezzocielo” della mia idea di inaugurare questa rubrica con Barbaba Balzerani? È stata la prima cosa che mi è venuta in mente, non senza timori e una certa preoccupazione. Poi però, ho pensato che valesse la pena parlarne e spero quindi di essere chiara nello spiegarne i motivi.
Il libro si intitola “La sirena delle cinque” ed è stato pubblicato per la prima volta nel 2003, da Jaca Book. Nel 2015 una seconda edizione pubblicata e aggiornata dalla casa editrice Derive e approdi riporta una premessa e quindici racconti, con prefazione di Ivan Della Mea. Non so dirvi esattamente cosa mi abbia spinto a leggere questo libro ma posso dire che è bello perché non vi si leggono giustificazioni o pretesti per raccontare l’adesione alle Brigate rosse e il successivo rapimento Moro, che rimane una delle pagine più tragiche e sanguinose della storia del nostro Paese. Nel libro c’è, invece, la routine di una comunità che vive attorno ad una fabbrica e il grigiore quotidiano che ne deriva, comune ai poveri quanto ai ricchi. Nel libro la resistenza a una vita di rinunce non passa dall’imbracciare un mitra ma da una tinozza dispensatrice di “lussi sconosciuti”, dai piccoli gesti del bagno di una sorella che “aveva patito la fame e gli spaventi della guerra”. Poi il matrimonio come unica aspettativa delle donne prima degli anni Settanta, il microcosmo del carcere e Belgrado sotto le bombe. Questi sono solo alcuni dei temi vissuti e raccontati dalla Balzerani con una scrittura che spesso si avvolge su sé stessa, una cifra stilistica che mostra una profondità forse in parte dovuta all’esperienza della prigionia. “La sirena delle cinque” è un libro sulla condizione umana degli “offesi” di vittoriniana memoria, alla luce del quale l’esperienza brigatista assume una piega nuova, nonostante rimanga nell’ombra e non appaia quasi mai in tutta la sua evidenza. Il libro racconta della presa di coscienza di un mondo ingiusto, preesistente all’atto di ribellione in quegli anni sentito e diffuso ben oltre le fila di chi sosteneva la lotta armata. Di fronte allo stesso sdegno esistono poi le storie personali, le reazioni individuali e le scelte compiute dalla scrittrice e da altri, che non possono non suscitare ribrezzo e una ferma condanna.
Ma il libro è bello!