L’affare Montante

15 maggio 2018 di: Marcella Geraci

Un’antimafia di facciata copre un sistema di potere dove la corruzione e il ricatto la fanno da padroni. Questo è ciò che emerge da “Double face”, non c’è nome più azzeccato per l’inchiesta che ha condotto agli arresti domiciliari l’attuale presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta e presidente di Retimpresa, Antonello Montante. Lo stesso che nel 2014 venne iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa e che il 22 gennaio 2016 ricevette l’avviso di garanzia per ipotetici rapporti amicali e d’affari col boss di Serradifalco, Vincenzo Arnone. Sarà anche per questo che Montante ha messo in piedi la rete intricatissima quanto riservata di nomi, dossier e informazioni su almeno una quarantina di persone? Per cercare di controllare le indagini di mafia che la Procura di Caltanissetta aveva avviato nei suoi confronti? Comprare consenso attraverso favori e regali o spiare per acquisire informazioni su chi è in rotta di collisione con lui, ecco la sostanza del sistema svelato dalle indagini di Procura e Squadra Mobile di Caltanissetta. Sarà per questo che fra gli spiati risultano i due giornalisti “scomodi” Gianpiero Casagni, firma del settimanale Centonove, fra i primi a tirare fuori le torbide vicende ammantate di legalità e Attilio Bolzoni, fuoriclasse del quotidiano “La Repubblica”, una vita spesa a scrivere di mafia?

L’accusa che ora viene contestata a Montante è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e con lui vanno ai domiciliari esponenti importanti delle forze dell’ordine e vengono indagati quindici fra politici, sindacalisti, funzionari regionali, imprenditori ed ancora esponenti delle forze dell’ordine a vario titolo. Una vera e propria pesca a strascico, che ha permesso di mettere le mani su un’imponente attività di dossieraggio e su un Tetris dove, purtroppo, fra i mattoncini a incastro molti, troppi, sono i pezzi di Stato.

 

 

 

1 commento su questo articolo:

  1. Maria scrive:

    Ho appreso da un’amica giornalista che anche il responsabile di tgr sicilia è presente negli allegati dell’inchiesta.
    La verità si avvicina a grandi o piccoli passi.
    speriamo trionfi la trasparenza e la chiarezza.
    Maria lb

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