Tutti conoscete quel grande genio del mio ex marito: Albert Einstein.
Mi chiamo Mileva Maric, nasco a Titel, in Serbia, il 19 dicembre 1875; amo la musica, il canto ed anche il ballo, sin da piccola dimostro la mia predisposizione per la matematica e le scienze. E così, nonostante in Serbia le donne non possano accedere alle scuole superiori, mi diplomo con i voti più alti per entrare, nel 1896, al politecnico di Zurigo, dove incontrai Albert. Ero l’unica donna (cinque in tutto), a quel tempo! Ero affascinata dagli studi sulla teoria della cinetica dei gas, studi che s’integreranno con quelli di Albert.
C’innamorammo, ma la sua famiglia non voleva saper nulla di me, mi chiamavano la vecchia, la strega, la zoppa. Non riuscii a laurearmi. La gravidanza non mi aiutò. Quando tornai a casa partorii una bambina, la diedi in affido, ma morì l’anno seguente. Albert non la vide mai !
Nel 1903 io e Albert ci sposammo, nacquero due figli: Hans Albert ed Eduard che avrebbe mostrato, crescendo, segni di schizofrenia. Decisi di assistere Albert nella sua carriera non solo per amore, ma anche per motivi pratici. La nostra vita familiare si reggeva prevalentemente sui suoi guadagni d’impiegato, e dal momento che lui lavorava come impiegato a tempo pieno, io mi dedicavo alla fisica. Grazie a me, nel 1905 Albert riuscì a pubblicare ben sei lavori scientifici. Una vera rivoluzione. Mi dedicavo alla fisica, e non m’importava se c’era solamente il suo nome sulle pubblicazioni, perché noi eravamo “una sola cosa”, parafrasando il cognome dicevo “siamo una sola Pietra”.
Ma ebbi torto!
Scoprii la sua relazione con la cugina e per salvare il mio matrimonio avrei dovuto accettare delle condizioni a dir poco umilianti. In cambio del suo impegno a trattarmi con cortesia avrei dovuto preoccuparmi dei suoi vestiti, pasti, dell’ordine delle cose, senza toccare la scrivania, non sedermi accanto a lui, nessuna manifestazione d’affetto ecc….Un patto osceno, direte ! Beh, forse osceno come tanti compromessi inaccettabili che si consumano all’interno di famiglie apparentemente normali.
Divorziammo!
La stessa forza che mi aveva portata a studiare come un uomo mi dette l’impulso ad andare via con i bambini. Grazie a Dio (e ai miei avvocati !!!) Albert nei documenti del divorzio s’impegnò a darmi l’ammontare di eventuali premi futuri. Nel 1921, quando venne insignito del premio Nobel per la fisica, ebbi quanto mi spettava…. altrimenti non avrei avuto neanche quello.
La mia figura resterà sempre nascosta dalla popolarità di mio marito: Albert Einstein.