Custodi di un mondo che appartiene a tutti
Ogni giorno sui giornali, sui media, si sente parlare di migranti, migrazioni, respingimenti, naufragi. Donne, bambini, uomini, morti affogati, tanti numeri, solo e soltanto numeri. Non dicono mai un nome, solo la provenienza: Ghana, Nigeria, Eritrea, Costa d’Avorio Somalia, Camerun.. Paesi africani di cui spesso non conosciamo né la posizione geografica ,né la situazione politica né quella economica. E quindi non comprendiamo nemmeno perché questa gente decida di affrontare un viaggio così difficile e pericoloso, che spesso ha come epilogo la morte. Morire di Speranza, incredibile, ma è così, tutti partono avendo nel cuore la speranza; la speranza di un futuro migliore per se e per i propri figli, che in molti casi, mandano da soli perché non possono pagare il viaggio per tutta la famiglia. Basterebbe questo a farci comprendere da quali condizioni di povertà, miseria, oppressione, scappano via. Se ciò che ami più al mondo lo fai partire per un viaggio così pericoloso è perché dove vivi, è ancora peggio. Ma questa umanità errante non è anonima non è senza identità, sono donne, bambini, uomini che hanno un nome, una storia, una vita vissuta, fatta di sentimenti di gioie e dolori, come quelle di tutti noi. Io l’ho capito quando con la Comunità di Sant’Egidio siamo andati negli ospedali a trovare i migranti che erano stati ricoverati. Donne violentate, incinta, prossime al parto, bambini disidratati, con gravi carenze alimentari, uomini e donne ustionati gravemente. Forse non tutti sanno che su quei gommoni maledetti o inaffidabili imbarcazioni il mix di benzina e salsedine, stando accovacciati a terra stretti e ammassati gli uni agli altri, provoca ustioni terribili di 2° e 3° grado che se s’infettano, portano alla morte. E’ così che sono morte Fiore e Rachel due giovani eritree di 18 anni ricoverate in rianimazione al Civico di Palermo. Quanti sogni infranti, persi per sempre. E poi per fortuna c’è Clarens, mamma camerunense che dopo due mesi al centro ustionati è guarita e sta bene. Ha affrontato questo terribile viaggio per trovare un lavoro e potere sostenere e dare un futuro ai suoi bellissimi 4 figli. E poi c’è Fatima, somala incinta, scappata dalla guerra e dalla povertà; e come lei c’è Mariam dalla Costa d’Avorio violentata nei campi in Libia, che con la nascita della sua bimba ritrova il senso della vita. E ancora Fatima e Latifa due sorelle Siriane incinta, che con i mariti dopo un lungo periodo nei campi profughi in Libano, un terribile cammino nel deserto fino in Libia e la traversata del Mediterraneo sono arrivati a Palermo nella speranza di un futuro migliore. E poi Jennifer nigeriana seviziata dalle milizie, fuggita senza potere portare con sé i 2 figli rimasti con la nonna…..tante storie, tanti racconti, tanto dolore , che ti fanno capire che i “migranti” non sono numeri, ma persone, di cui dobbiamo prenderci cura con amore. Nel libro della Genesi cap. 4,9 sta scritto, infatti, “Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è tuo fratello?” – Egli rispose “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?”.
Sì, siamo tutti custodi, gli uni degli altri, la terra e i suoi frutti sono di tutti, il mondo non è una proprietà, dobbiamo solo custodirlo condividendo.
ULTIMI CORPI CONOSCIUTI
e dai barconi li tiravano a secco
ammassati corpi su corpi
si dice uomini donne e bambini
si fa carne da macello
e lo stupro come tortura
per queste erezioni di capi
furiosi e devastatori
sempre pronti a scannare
a utilizzare per i propri scopi
e il denaro scorre a fiumi in africa
scrittori vanesi
si occupano di apparire
innocenti davanti agli occhi
dell’universo
scrittrici impegnate
gridano la Verità
e intanto ogni giorno
sulle coste del continente italiano
si consuma il rito macabro
dell’accoglienza
la conta dei morti
il lamento funebre
dei più
la soddisfazione
di pochi
l’omicidio
più furioso e ripetuto
degli anni duemila
con quanti occhi aperti
e con quante lacrime
trattenute
si scrive
amore
anche su
questi esseri viventi
detti e nominati
ma mai col loro nome
quanta paura
di riconoscersi
uguali
Maria Lo Bianco
cara Maria apprezziamo molto che tu continui a seguirci, ma per favore per necessità del computer sono necessari commenti brevi Grazie