Genova, 14 Agosto 2018

20 agosto 2018 di: Serena Germani

E’ una giornata piovosa. Decine e decine di persone si recano a lavoro, partono per le vacanze, si spostano verso la zona portuale della città, percorrendo il ponte Morandi. All’improvviso alle 11:50 un boato: un tratto, lungo circa 200 metri, crolla, viene giù come se fosse di cartapesta. Una tragedia: in due giorni il bilancio delle vittime sale a 39, decine i dispersi, tanti i feriti trasportati negli ospedali vicini, per fortuna ci sono anche alcuni sopravvissuti che testimoniano con enorme sforzo e incredulità quanto accaduto.

Dopo i primi momenti di silenzio e cordoglio per la città di Genova, per le vittime e i loro familiari, la tristezza cede spazio ai soliti interrogativi (soliti perché questa è solo l’ultima di tante tragedie): perché è successo, come è possibile, e parte la caccia ai responsabili.

Il viadotto venne costruito negli anni ’60, in pieno boom economico, dall’ingegnere Riccardo Morandi, ai tempi uno dei massimi esponenti del settore; brevettò un sistema di precompressione del calcestruzzo armato e realizzò diversi ponti. L’infrastruttura era all’avanguardia per il periodo, ed era un simbolo della rinascita del paese, delle vacanze al mare in ‘500. Peccato che mostrò problemi di tipo statico già dopo solo venti anni dall’apertura, e così dagli anni ’80 si iniziarono a formulare ipotesi sulla costruzione di un viadotto alternativo che potesse smaltire il traffico, rendendo il ponte Morandi quasi inutilizzato; nel frattempo nel corso degli anni questo venne sottoposto ad opere di consolidamento in corrispondenza delle strutture portanti. Inutile dire che a causa della burocrazia, degli ingenti investimenti che l’opera avrebbe comportato, e delle conseguenze sulla viabilità genovese, il progetto venne accantonato e la situazione è andata peggiorando. Il traffico negli ultimi cinquanta anni è aumentato e la struttura è rimasta la stessa: un unico viadotto in condizioni precarie, da cui dipende l’economia e la vita di un’intera città. Una tragedia annunciata.

Inoltre la progettazione non è stata seguita da una corretta e costante manutenzione; secondo il CNR circa 10000 infrastrutture in Italia hanno superato la durata di vita per la quale sono stati costruiti e necessitano di interventi importanti o di essere demolite e ricostruite; come sempre è necessaria una tragedia a far luce su questo annoso problema. I primi ponti ad essere osservati speciali saranno quelli costruiti da Morandi, a seguire tutti gli altri, almeno si spera.

Intanto, ancora una volta, sono i cittadini a rimetterci la vita e Genova si ritrova in queste ore una città spaccata a metà e con un futuro da ricostruire.

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