La Cina

8 settembre 2018 di: Rita Annaloro

Quanti di noi sono convinti che i cinesi siano tutti ugualmente brutti, enigmatici e poco interessati a  stabilire un rapporto con gli occidentali? Anch’io, prima di andare in Cina, temevo difficoltà di comunicazione, dovute alla poca diffusione dell’inglese. Anche in alberghi internazionali. Non mi aspettavo, però, l’estrema disponibilità  a venire incontro al viaggiatore, magari andando a cercare l’unica persona nei paraggi che parla inglese, oppure a gesti, a tentativi, e alla fine sorridono, contenti di aver stabilito un contatto, indipendentemente dall’eventuale acquisto di una maglietta o un ghiacciolo.

Certo i cinesi sono commercianti nati, e lo conferma la miriade di chioschi e negozietti  che circondano sia i templi buddisti, quanto la moschea di Xian, o la hall dei grandi alberghi, che offrono tutti i tipi di intrattenimento  cui siamo abituati nel mondo occidentale, dalla piscina ai massaggi, anche se i  bagni pubblici spesso attestano un passato poco lontano di scarsa igiene e pulizia. Qualcuno nel nostro gruppo si stupisce di vedere bimbi aiutati dai genitori ad accovacciarsi per terra per fare la pipì, ma questo spettacolo riporta i più anziani di noi ai tempi dell’infanzia, quando andare al bar non era così diffuso  in Italia .

Molti turisti abbiamo visto, intrufolarsi dappertutto, nelle code degli aeroporti, davanti le vetrine dei musei, per strada, sulle scale dei templi, dovunque Cinesi, all’apparenza, o comunque orientali .

I pochi altri gruppi d’italiani li abbiamo incontrati nei ristoranti dei grandi alberghi, con l’aria più o meno perplessa, forse dal tipo di cibo a cui non eravamo abituati o dai tempi massacranti di questi viaggi organizzati che prevedono 40 minuti per il  pranzo e 10 per il bagno, un albergo diverso ogni notte e 3 luoghi di interesse al giorno. Secondo l’interesse della guida locale, naturalmente, cui immaginiamo venga corrisposta una solida percentuale sugli acquisti di prodotti tipici, dalle giade al te.

E quindi bisogna affrettarsi dappertutto, per rispettare i tempi, gli orari di chiusura dei negozi, dei templi, dei ristoranti a buffet, che chiudono alle 9.

Che vita, quella del turista! Meno male che dura solo 12 giorni, penseranno gli orientali che salgono e scendono dai bus al Colosseo, poi  sul Ponte Vecchio e il giorno dopo a Milano, in  Piazza Duomo .

Anche loro timorosi di quello che potrebbero incontrare in Italia, o avidi collezionisti di selfie da mostrare agli amici?

Beati i giovani e i loro progetti Universitari.

 

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