L’Amore non contempla il sacrificio

28 settembre 2018 di: Ornella Papitto

La spinta di un desiderio è l’energia più potente che muove un essere umano ed è un fatto strettamente personale che non dovrebbe mai includere l’aspettativa che un altro interpreti e realizzi il proprio desiderio implicito.

Esprimere un desiderio che, per la sua realizzazione ha bisogno della collaborazione dell’altro termine della relazione, significherebbe esprimerlo con parole chiare e determinate affinché all’altro sia offerta la possibilità di scegliere se esaudirlo o no. Quindi se il desiderio prevede la realizzazione attraverso l’altro, senza che lo stesso possa intuirlo o capirne la reale portata che ha per il desiderante, non è più un desiderio ma un’aspettativa implicita, soggettiva. Nessun essere umano può leggere nel pensiero e avere accesso ai desideri altrui; può osservare bene l’altro nelle sue espressioni, nelle sue azioni ma non ha l’obbligo di leggerne i desideri.

Chi accampa questa pretesa pone l’altro in una condizione di dipendenza: lo tiene agganciato al proprio amo e tira o allenta la lenza come meglio gli aggrada facendo sentire l’altro inadeguato, insensibile, inadatto, egoista. Lo pone in una condizione di sudditanza senza la volontà o la possibilità di farglielo capire a fondo se non alla presentazione definitiva del conto e il desiderio è lì, cadavere, non esaudito, a riprova dell’insensibilità, dell’inadeguatezza, dell’incapacità, del presunto egoismo di chi non ha letto o colto il desiderio, di chi non ha saputo dar vita, dar forma al desiderio non espresso.

Il saldo negativo della relazione ricade tutto su chi non ha contribuito a realizzare il desiderio ma, un desiderio personale, se non incontra lo stesso desiderio nell’altro, non può coltivare la pretesa di essere comunque realizzato e l’”egoista” rimane appeso ad un uncino invisibile, esposto ed incapace di sganciarsi da solo.

Chi non esprime verbalmente il desiderio, a volte è un soggetto che tende a sacrificare la propria esistenza per gli altri, in attesa della ricompensa perché essa è parte integrante del sacrificio ma, quando la ricompensa non arriva su questa terra, il senso d’impotenza e d’inutilità possiede chi si è sacrificato inutilmente e il conto arriva all’altro, elevatissimo. Raramente il deluso non presenta il conto e ognuno dovrebbe assumersi la propria quota di responsabilità, senza farsi carico di tutto il peso. Per equità.

La correttezza consisterebbe nel non sacrificarsi per nessuna ragione perché l’Amore non contempla il sacrificio; perché l’Amore non può pretendere ricompense ma contempla solo doni gratuiti ma la gratuità a senso unico non porta buoni frutti perché la sensazione di essere sfruttati, alla lunga affiora e separa, senza ripensamenti.

Nessuno merita il sacrificio. Nessuno. E’ indispensabile mantenere un equilibrio fondato sul concetto di “noi” e il noi non deve poter comprendere il sacrificio di uno rispetto all’altro ma collaborazione e condivisione. In mancanza di ciò sarebbe bene separarsi, senza sganciare feroci colpi di uncino.

 

 

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