Metti una sera a San Martino delle Scale

19 settembre 2018 di: Elena Di Cesare

Metti un sabato sera di settembre a San Martino delle Scale

Metti insieme il Chiostro di un’Abbazia Benedettina, Federico di Svevia, il canto gregoriano, il culto di Maria Odigitria, un “Saraceno”, la musica jazz, un libro …Una serata mite sabato 8 settembre ha accompagnato la presentazione del libro “Il Laccio del Saraceno “ di Pina Cusimano , Qanat Editore, nel Chiostro dell’Abbazia Benedettina di San Martino delle Scale, paesino arroccato sulle colline di Palermo. Un luogo carico di storia ha accolto la presentazione di un libro che della storia ha fatto il pretesto per costruire un romanzo che si trasforma, diventa arbitrario ed assume varie forme, dal noir al giallo al surreale.

“Ambientato in una Palermo vera, ma anche immaginaria ed immaginata, la vicenda dei due (due?) protagonisti si snoda tra presente e passato nell’arco temporale di otto giorni e otto notti, ma anche millenni, con incursioni in una Sicilia Federiciana di grande splendore, dove però s’intravede il tramonto della grandezza e centralità della Palermo arabo-normanna che è stata “l’ombelico del mondo”, e proprio con Federico di Svevia raggiunge il massimo della sua brillantezza e comincia il suo lento ed inesorabile declino. I due protagonisti vengono inghiottiti da vicende che sembrano paradossali. E vivono anche sentimenti comuni all’umanità che “sente”.

E sabato sera le persone sono state tante, condotte quasi per mano tra le suggestioni della storia dalla musica sacra, quel gregoriano antico che tante volte ha risuonato in quel chiostro nei secoli ed è stato riproposto dalla Cappella Musicale Martiniana diretta dal M° Francesco La Rocca, e dalle pagine lette da Enzo Rinella e Ninni Motisi. E poco lontano, non visibile dal Chiostro, ma visibile attraverso i brani letti, c’è il “Castellaccio”, castello arabo-normanno che tanta parte ha nella storia di questo romanzo. E non potrebbe essere diversamente dato che fa parte dell’orizzonte di chi scrive il libro, essendo l’autrice una “Sammartinara”, come lei ama definirsi. Ed il Castello, buio cadente e misterioso, dalla collina prospiciente osserva da vicino lo svolgersi dell’evento, e da quelle rovine anche Qualcun Altro osserva di soppiatto …

La storia dell’epoca federiciana è pretesto e sfondo del romanzo, ma è basata su una ricerca rigorosa e puntuale, come ha evidenziato nella sua prolusione il professor Pietro Longo, già Docente di Storia Medievale e Presidente Italia Nostra sez. Palermo.

E l’intervento del Priore Dom Mariano Colletta ha indicato le basi su cui poggia la parte “spirituale” del romanzo.

L’evento si è svolto sotto lo sguardo della statua di San Benedetto che troneggia al centro del chiostro, e che ha ammiccato persino alla musica jazz del gruppo “ Paccamora Jazz”. Sacro e profano sempre a braccetto ad imbastire una serata magica.

Il mistero e la magia traboccano in questo romanzo tanto da indurre l’autrice a riportare nelle prime pagine un’ “avvertenza accorata ai Lettori “ perché la lettura di questo libro potrebbe risucchiarli nel passato, fargli venire la voglia di indagare.

“E nonostante tutte le raccomandazioni e le premesse il lettore potrebbe perdersi. E non tutti quelli che si smarriscono ritrovano la strada di casa. Alcuni si perdono tra le parole”.

E così di questa serata resta forte la suggestione della magia e la curiosità di leggere.

 

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