Storie di ordinaria emergenza

5 settembre 2018 di: Rossella Caleca

Abbiamo tutti gioito per la conclusione della vicenda, non si sa se più triste o più assurda, dei migranti sequestrati sulla nave Diciotti. Eppure, al di là delle soluzioni offerte per l’accoglienza, non è una storia a lieto fine. Non si possono cancellare nove giorni in cui sono state violate  con suprema arroganza le più universali norme etiche, prima ancora che norme di legge e costituzionali, giorni di abusi di potere e di scontri istituzionali, giorni in cui  il Paese è stato coperto d’infamia da  membri di un governo che presume, a torto, di rappresentare gli Italiani. Ancora peggio, se possibile, l’aver portato al parossismo il clima d’odio coscientemente alimentato da una propaganda che diffonde le menzogne più assurde, facendo credere che esista un’emergenza migranti in Italia ( nonostante le cifre dicano il contrario), quando le vere emergenze sono altre. Non ultimo il  penoso tentativo di ricatto all’Europa, comunque inefficace, che ha messo in rilievo ancora una volta l’assenza di una strategia sia a livello nazionale che europeo, e le gravi responsabilità imputabili a tutti i livelli.

I più profondi motivi di tristezza vengono però dalla costatazione che le menzogne, da sole, non basterebbero ad alimentare il razzismo che cresce, se il terreno non fosse già fertile. La legittimazione dall’alto e i meccanismi che creano il consenso hanno consentito a molti di non sentirsi più in colpa per i sentimenti che provano, di non nasconderli più, di urlarli: ma questi sentimenti, in germe, c’erano. La paura, la rabbia di fronte alla mancata soluzione dei veri problemi, la ricerca di un capro espiatorio come tante altre volte è accaduto, stanno facendo il resto; scopriamo con sgomento che il contagio è già diffuso, che l’irrazionalità che genera mostri sta già dilagando.

Allora forse l’unico frutto positivo dell’estremizzazione del conflitto è l’indignazione, è la volontà  di reagire  che ha condotto in piazza comunità, associazioni, realtà della società civile, anche persone di diverso orientamento, che forse prima non avrebbero mai pensato di manifestare e di lottare insieme. Questa mobilitazione può condurre a un percorso comune per tutti coloro che vogliono non solo esprimere solidarietà e sostenere i diritti umani dei migranti, ma anche difendere la democrazia e lo stato di diritto.

 

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