Il Verdetto

Un colpo di nocca e la porta viene aperta all’interno dell’aula di tribunale, “Signori, la Corte”per annunziare l’ingresso del giudice Fiona Maye (Emma Thompson). Contemporaneamente, il film si apre su quanto succede prima che quella porta si apra, sulla vita di quel giudice, prima che bussi alla porta, quando lavora nel suo ufficio, si versa un caffè o gira per i corridoi felpati da cui si affacciano le varie aule di tribunale di una corte londinese.

Lei si muove fra etica e intimità, vita professionale frenetica e vita privata, tutto all’insegna della passione per la musica classica. Fiona Meye è un giudice molto empatico e umano, ma completamente aderente e rispettoso nei confronti dei principi di legge, che applica anche al di là delle personali convinzioni. La vicenda si incentra sulla personale crisi morale della protagonista, dilaniata tra il rapporto inaspettato con un ragazzo ( tutto nasce dal suo rifiuto di accettare una trasfusione, in quanto appartenente ai testimoni di Geova)  e la crisi matrimoniale, elementi che mettono in discussione la solidità di Fiona e ne modificano la percezione dell’esistente. “Il Verdetto” porta alla luce degli interrogativi di grande interesse, mettendoci di fronte una serie di riflessioni non banali incentrate sul rapporto tra legge e morale, tra convinzioni personali e libertà di scelta, mostrando talvolta come una decisione che in un primo momento può apparire scontata, a uno sguardo più approfondito sia, invece, complessa e sfaccettata.

Impeccabile l’interpretazione di Emma Thompson, che esprime, in maniera magistrale, la lacerazione morale del suo personaggio, e il precario equilibrio che oscilla tra la semplice rigidità dell’adesione alla legge e la complessa sfaccettatura definita da valori e credenze. Bravissimi tutti gli altri attori. Sicuramente un film che si presterebbe al dibattito più approfondito dei suoi contenuti, espressi con grande equilibrio e sobrietà.