Per Aldo
“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” . Matteo 25,35-44
Quando gli agenti di polizia sono arrivati sul posto, l’hanno ritrovato a terra in strada, privo di vita accanto, immobile, il suo fedele gatto Helios. È la storia di Aid Abdellah, 56enne di origini francesi, che in quella zona di Palermo tutti conoscevano come Aldo e del suo inseparabile gatto. L’uomo è stato trovato sotto i portici di Piazzale Ungheria, dove viveva come senzatetto. È stato accertato che Aldo è stato vittima di un’aggressione, ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di guerra tra poveri, disperazione sfociata in una violenza inaudita, ed è gravissimo. Aldo aveva scelto di vivere a Palermo e aveva scelto di vivere in strada, con grande dignità e delicatezza, come hanno raccontato tutti quelli che l’hanno conosciuto.
Così, anche quest’anno è arrivato Natale, ma troppo spesso, ormai, nelle nostre case il bambinello di legno è un orpello tra le decorazioni dell’albero, i frutti del consumismo esasperato e una quotidiana, frenetica, distratta, indifferente sopravvivenza. Mentre dovrebbe essere Natale per chi non sa cosa l’aspetta l’indomani e vive nell’incertezza e nella paura, per chi sopravvive ai margini delle nostre città e che – nella frenesia e nella corsa quotidiana – nessuno vede.Dovrebbe essere Natale nelle periferie e nei paesi dilaniati dalle guerre, nei viaggi di chi sogna un futuro migliore. Dovrebbe essere Natale per tutti quelli che soffrono, per chi è solo e si sente abbandonato e cerca solo autentica umanità. Quest’anno, accendiamo una luce in più sull’albero e una cometa in più nel nostro cuore, ricordando Aldo, umile e indifeso, vittima della disumana brutalità che intossica il mondo.
La vera cometa non passa veloce in cielo, non è una combinazione astrale, ma la dobbiamo accendere noi, nei cuori di chi ci vive accanto e nella vita di chi sogna soltanto un po’ di umanità.
Si chiama Jesus e vive nei pressi di un supermercato aperto 24 ore, accanto al suo giaciglio su un pezzo di cartone ha scritto con il pennarello “meglio barbone che ladro”, proprio da lui in modo del tutto inaspettato ho ricevuto un prezioso regalo di Natale: un bel bocciolo di rosa trovato o raccolto chissà dove. Un gesto gentile di un’anima delicata celata negli umili abiti di un homeless che mi ha profondamente toccato il cuore facendomi tornare in mente i versi della canzone di Cristicchi:
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore