E il vento soffia…sempre più forte
Un forte vento soffia, spezza i rami e sradica gli alberi alti e malati dei viali della città. Rapisce le foglie a terra in un vortice, sollevandole là da dove erano cadute, crea una pioggia di acutissimi aghi di pino. Sui davanzali fremono le piante in vaso, sollecitate insistentemente a cadere giù sul marciapiede sottostante, mentre sul tetto danzano parabole e antenne piegate in due. Sui fili si attorcigliano e si gonfiano i bucati messi ad asciugare e sembrano prendere forme umane disperate richiedenti aiuto. Accade, però, anche che si abbraccino una camicia ed una gonna che poco prima avevano litigato
Un forte vento soffia e atterra le transenne, i nastri e le recinzioni arancioni, che per un poco sventolano e poi si accasciano rassegnate, perdono la loro dignità divisoria e prescrittiva e si mescolano con la polvere dei cantieri infiniti.
Un forte vento soffia e strappa i manifesti dell’ultima fiction, incurante dello sguardo truce degli attori in rigoroso nero criminale e della provocante bellezza delle attrici, cui lacera l’abito da sera;
trascina in alto e getta a terra un nido accanto ai cartoni raccolti da un senzatetto, insieme alle coperte che vi aveva arrotolato dentro.
Un forte vento soffia e s’impadronisce dei rifiuti che non sono stati raccolti e li elargisce generosamente al territorio che li ha prodotti, diffonde la loro puzza da un’altra parte ma non la cancella. Le bottiglie di vetro diventano proiettili e quelle di plastica schiacciata si trasformano in lame taglienti.
Un vento forte soffia e bisogna avanzare a occhi chiusi ignorando l’altro e afferrarsi alle paline delle fermate degli autobus che oscillano pericolosamente o ai divieti in procinto di piegarsi e di perdere validità. Un freddo intenso penetra i guanti, le pellicce, le stoffe. Le sciarpe e i cappelli si allontanano da quelli che sono i proprietari e saranno raccolti da altri, che se ne prenderanno maggiore cura.
Un vento forte soffia e tormenta le bandiere, le fa danzare impazzite in tutte le direzioni e strappa le stelle europee dal loro fondo azzurro e i tre colori nazionali troppo bistrattati per opporsi; sgombra il cielo di nuvole oppure ne porta altre con forme e colori minacciosi, che non promettono niente di buono.
A questo punto non resta che immedesimarci nei due interpreti principali di “Via col vento”. Ecco che possiamo sentirci come Clark Gable, che cinicamente dichiara “Francamente me ne infischio”, oppure come Vivien Leigh e consolarci con il suo “Domani è un altro giorno”.
Un forte vento soffia…… ovunque!
Cantava Venditti: ” Come pini di Roma…la vita non li spezza…” Ma, a quanto pare, non è proprio così. I pini di Roma sono quelli del Gianicolo nell’opera sinfonica di Respighi. Il Burian spezza pini, cipresssi, querce, piante secolari, apparentemente incrollabili… “Questo vento agita anche me…”Canta la Bertè.
Il punto a mio modestissimo modo di vedere è questo: puntualmente, in casi di maltempo eccezionale che provoca danni, si va a puntare il dito contro l’amministrazione romana. Io dico, si è vero, ha colpe l’amministrazione attuale come non sono esenti da peccato, allo stesso tempo, neanche quelle precedenti MA, ripeto MA, relativamente alle condizioni meteorologiche, davvero il dito non possiamo puntarlo né su loro né sulle precedenti.
Roma è una città che ha sempre avuto climi temperati-caldi, con temperature invernali che durano 2-3 settimane l’anno: quest’anno, la mattina del 25 dicembre, io ero a maniche corte.
Per dirla in breve è una città che sin dalla sua nascita non si è attrezzata a questi climi eccezionali con i vari burian e le varie/rare nevi ma per un motivo molto semplice: questi eventi si contano sulle dite di una mano in questa città quindi, volente o nolente, si è pensato ad altro; anzi , meglio, si è pensato poco a ciò per cui realmente ci si doveva pensare, figuriamoci se si fossero mai messi a tavolo per attrezzarsi a rarissime condizioni meteorologiche di questo tipo.
Saluti
Io credo che il vento di cui si parla nell’articolo non sia solo reale e non si riferisca ad una città in particolare. E’ un vento sicuramente espressione del clima ma anche della temperie politica attuale che devasta il nostro paese. Lo sradicamento dei principi, la perdita dei valori, l’accecamento nei confronti degli altri, la violenza e l’indifferenza dilagante, la puzza di marcio, il futuro che non promette niente di buono. E domani non sarà un altro giorno.
Anch’io sono d’accordo con Azzurra che nell’articolo si parla contemporaneamente di un vento reale e di uno simbolico. La situazione climatica e quella politica dell’Italia vanno di pari passo e in una brutta direzione e non si vedono vie d’uscita. Non possiamo infischiarcene e nemmeno sperare che le cose cambino da sole. Se il vento vuole schiantarci, dobbiamo resistere.
mi piace il vento che strappa i manifesti, e le bandiere hanno sempre avuto bisogno di vento per esercitare il loro
fascino, come gli aquiloni, e fra bandiere, panni stesi ed aquiloni c’è tutto un mondo che vola…comecantava Mannoia
” questo vento agita anche a me…”
Oggi è stata data una notizia che mi ha molto colpito: l’assassino di una donna ha avuto la pena dimezzata perché secondo il giudice ha commesso il fatto mentre si trovava in una “tempesta emotiva”. Allora mi è venuta in mente una vecchia canzone di quando ero bambina, cantata da Arturo Testa e intitolata “Io sono il vento”. Il testo è tutto un programma e, secondo me, ha una qualche attinenza con il contenuto dell’articolo di Clara Margani.
Io sono il vento
sono la furia che passa
e che porta con sé
e nella notte ti chiama
e che pace non ha
son l’amor
che non sente pietà.
Io sono il vento
se t’accarezzo
non devi fidarti di me
io non conosco la legge
che guida il mio cuor
son l’amor
la passione d’amor
qualcosa c’è in me
più forte di me.
Sono l’aria
che tal’ora sospira
e che al sol del mattino
più dolce si fa
son la furia
che improvvisa si adira
e che va, fugge e va
dove andrà non lo so.
Io sono il vento
sono la furia che passa
e che porta con sé
ho attraversato il deserto
cercando di te
t’amerò
era scritto così
qualcosa c’è in me
più forte di te
più forte di me
Pressoché contemporanei due uomini di nome Francesco così scrivevano a proposito di vento. L’uno: Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. L’altro invece, detto Cecco: S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo. S’i’ fosse vento, lo tempesterei. S’i’ fosse acqua, ì’ l’annegherei. S’i’ fosse Dio, mandereil ‘en profondo…
Il vento arriva e scompagina ogni cosa, come a spazzare via tutto il marcio alla ricerca di un ordine delle cose più giusto ed umano
Volevo ricordare ai nostri governanti attuali il proverbio “Chi semina vento, raccoglie tempesta”.