Cucchi: una storia da non dimenticare
Tragica la storia di Stefano Cucchi morto in carcere qualche giorno dopo l’arresto.
Il trentunenne romano viene fermato dai Carabinieri nel 2009 perché in possesso di droga. In caserma, nel corso della perquisizione, vengono rinvenuti hashish, cocaina e un farmaco per l’epilessia da cui era affetto. Il giovane, prima dell’arresto, non presenta traumi fisici. Il giorno dopo, tuttavia, durante l’udienza per la convalida del fermo, Stefano cammina con difficoltà, fatica a parlare e mostra tumefazioni agli occhi. Qualche giorno dopo morirà. Inizia così la discesa agli inferi per la famiglia Cucchi, per la sorella Ilaria che comincerà a chiedere, con rabbia e determinazione, le ragioni di quella morte indubbiamente sospetta. Ilaria si trasforma in una novella Antigone che, in tutte le sedi possibili, combatterà strenuamente per la ricerca della verità.
I Carabinieri consegnano alla Giustizia una mole di falsità, depistaggi, narrazioni inverosimili e soltanto nove anni dopo la morte, la testimonianza di un carabiniere strappa l’ultimo velo all’ignobile pantomima messa in scena per salvaguardare l’onore dell’Arma. Un’ipocrisia intollerabile per Ilaria che ha lottato ogni giorno perché si facesse luce sull’oscuro episodio; una donna intelligente, determinata e lucida che ha sempre ritenuto che il fratello fosse stato massacrato di botte all’interno della caserma, affamato e spogliato di ogni dignità come gli ebrei nei campi di sterminio. Nel momento in cui Ilaria vede il fratello sul tavolo dell’obitorio in condizioni terribili, capisce che la verità è ben diversa da quella raccontata.
Nove anni di angoscia sono passati da quella notte, nove anni di rinvii, processi, consulenze e perizie senza mai giungere ad una soluzione. E anche se il film su Stefano, dal titolo “Sulla mia pelle”, ha fatto scattare la molla della verità, sono stati la tenacia e il coraggio di Ilaria a rivelare le bugie abilmente architettate e a far sì che la verità esplodesse e cambiasse le sorti predeterminate del processo. Le parole del carabiniere, presente la notte dell’arresto, raccontano finalmente in maniera inequivocabile quel violentissimo pestaggio. Ilaria è convinta che Stefano sia stato trattato soltanto come caso giudiziario dimenticando che fosse un essere umano, violandone tutti i diritti e lasciandolo morire come l’ultimo tra gli ultimi.
L’Arma, oggi, davanti all’inoppugnabile verità ha deciso di costituirsi parte civile nonostante i suoi vertici, per circa dieci anni, abbiano negato l’accaduto. Nel frattempo Stefano “è morto di carcere”: una realtà terribile, afferma Ilaria, nella quale il rispetto dei diritti umani non è contemplato, nella quale può accadere che un detenuto sia costretto a subire soprusi quotidiani nell’indifferenza generale. L’indifferenza di quanti, in quei giorni, hanno visto Stefano e non hanno avuto la volontà e la capacità di guardare oltre il pregiudizio e vedere in quel detenuto un essere umano.
E l’invettiva di Ilaria si riferisce proprio ai pubblici ufficiali che in quei giorni hanno avuto a che fare con il fratello e non hanno fatto nulla per fermare la catena di eventi violenti e nefasti. L’appello della coraggiosa Ilaria è rivolto a chi dovrà decidere le sorti del processo affinché non faccia sconti a nessuno, perché occorre dare un segnale di civiltà; un segnale per tutti i cittadini e le cittadine che hanno bisogno di ritornare a credere nella giustizia e nelle istituzioni. Chiede un segnale Ilaria –Antigone- un segnale forte che possa ricucire i rapporti tra cittadini/e e Stato.
Ora il processo non è più una farsa.
La vita di Ilaria è stata devastata così come quella dei genitori, ma lei non si è mai fermata perché sapeva di essere nel giusto e ha “costretto” la giustizia ad essere rigorosa perfino con se stessa.
Articolo ottimo perchè viene messa in luce con verità e compostezza la figura di una donna come Ilaria eroina lucida ma non aggressiva dei nostri tempi.
Brava Francesca, tu che sei creativa e di solito scrivi altro, stavolta hai fatto la cronista giudiziaria. .. come se l’avessi
fatta da sempre. Complimenti!
Su Cuchi si è scritto e si è parlato tanto ma in questo articolo quello che risalta è la figura di Ilaria donna che ha saputo vincere il marasma e le menzogne propinateci dagli stessi tutori dell’ordine.
Sono d’accordo con Noemi e Paola sul fatto che questo articolo, più che raccontare la storia Di Stefano Cucchi, voglia mettere in luce la straordinaria forza e determinazione di una donna che riesce a trovare la verità sul fratello a prezzo di dolori e sacrifici. Proprio per questo Traina l’ha associata ad Antigone.
complimenti per questa cronistoria della tragedia di Stefano Cucchi , ottimamente rappresentata.