A proposito di Palestina

18 maggio 2019 di: Mimma Grillo

A 71 anni dalla Nakba (il disastro) che il 15 maggio 1948 portò alla nascita dello Stato di Israele ma non di uno Stato di Palestina, a Palermo la Rete di solidarietà “ ” ha organizzato uno spettacolo tratto da un testo, La terra delle arance tristi, di Ghassan Kanafani (lo scrittore palestinese  ucciso nel 72 dai servizi segreti israeliani con una carica di tritolo sistemata nella sua macchina) e messo in scena dall’attore palestinese Omar Suleiman che vive a Napoli da 40 anni. Nel pomeriggio del 16 si è poi organizzato un dibattito presso la sede del ristorante Al-Quds gestito dall’amico palestinese Fathe che da tanti anni vive nella nostra città. Il dibattito non poteva che essere intenso e difficile, visto il tragico attuale stato della “questione palestinese”: Netanyahu ha annunciato prima delle recenti elezioni in Israele la ormai prossima annessione a Israele della West Bank (i territori occupati nel 67) dove secondo quanto stabilito negli accordi di Oslo del 93 doveva nascere lo Stato di Palestina, ma dove, sul  60% del territorio, sono intanto state illegalmente edificate colonie ed avamposti da coloni ebrei arrivati da tutto il mondo.  Trump ha appena annunciato a sua volta il pieno accordo all’annessione da parte di Israele. Il mondo sta a guardare.                       Durante il dibattito palermitano ho parlato degli incontri avuti, con il gruppo di Assopace di cui facevo parte, nel corso del mio ultimo viaggio nella West Bank. A Ramallah, capitale della West Bank, abbiamo incontrato Fadwa, moglie di Marwan Barghouti, leader della resistenza palestinese in carcere da 17 anni e condannato all’ergastolo, a cui nel 2014 il sindaco  di Palermo Leoluca Orlando ha conferito la cittadinanza onoraria. Fadwa ci ringrazia per la nostra presenza : -“Finchè la Palestina sarà sotto occupazione e finchè Israele continuerà ad incarcerare arbitrariamente i palestinesi, noi continueremo a lottare – dice -. Oggi Marwan ha 59 anni 42 dei quali passati in carcere o in esilio o scappando. Ha sempre lottato per la libertà del suo popolo e sta pagando. Lui crede in modo assoluto alla pace come strada per arrivare a conquistare la nostra libertà. Abbiamo accettato gli accordi di Oslo nel 1993 che fissavano per il 1998 la nascita dello Stato di Palestina, ma non è stato così. Marwan è stato eletto dal popolo palestinese, tutto quello che ha fatto è stato fare il portavoce del suo popolo. Ma lo hanno arrestato. E da allora io ho deciso di dedicare anche la mia vita alla lotta per la libertà del mio popolo. Da quando avevo 18 anni lavoravo nelle istituzioni per i diritti delle donne, ho studiato giurisprudenza. Dopo l’arresto di Marwan ho cominciato a fare lotta politica a 360 gradi. E’ stato difficile perché ho 4 figli che 17 anni fa erano tra i  4 e i 10 anni. Viaggiavo, ero costretta ad allontanarmi spesso, ma la mia sfida era riuscire a fare tutto. I miei figli hanno capito. Oggi sono grandi e autonomi e io sono più tranquilla. Ma in passato è stato molto difficile, specialmente quando hanno arrestato mio figlio Qassem, senza un motivo vero. Ma è il figlio di Marwan e Israele segue il principio delle punizioni collettive e della detenzione amministrativa (possono arrestare per 6 mesi rinnovabili senza alcuna prova fino a sentenza). Da due anni  mio marito Marwan non può ricevere visite perché ha partecipato allo sciopero della fame dei prigionieri palestinese due anni fa.  Comunica con noi con lettere che detta al suo avvocato, non gli permettono di scrivere direttamente.  Dal carcere continua a portare avanti la necessità dell’unione di tutti i partiti palestinesi, studia e legge moltissimo: in arabo, inglese ed ebraico. Era docente universitario, un accademico, oltre che un combattente. Portiamo tutti avanti la campagna per la sua liberazione. Raccontate nel vostro paese cos’è l’occupazione israeliana e cos’è la vita e la lotta dei palestinesi. Grazie”-.                                                                                                                                          Noi, qui a Palermo, tentiamo di farlo.

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