Diario di un anno scolastico
Ho ritrovato nella libreria di famiglia Cuore, il più fortunato libro italiano dopo Pinocchio. Ha infatti raggiunto le più alte tirature ed è stato tradotto in tutte le lingue del mondo. Gli avvenienti raccontati idealmente da uno scolaro fanno riferimento alle qualità buone e meno buone degli alunni di una classe della scuola elementare di un tempo, ai loro caratteri ben definiti che si identificano con i loro cognomi. Ho associato, inevitabilmente, comportamenti e peculiarità dei protagonisti del libro Cuore a quelli di una classe media della scuola di oggi. Intanto l’uso del cognome per identificare le persone è sempre meno diffuso: la tendenza è di chiamare gli alunni per nome anche se, spesso, in una stessa classe ci sono diversi omonimi come i tanti Andrea, Giulia, Sofia, Alessandro, Francesco… Anche loro, come i protagonisti del libro Cuore sono riconoscibili per la competitività, le manifestazioni di forza fisica, gli scherzi di cattivo gusto, gli atti di “bullismo” e le intemperanze di vario genere. I genitori invece, rispetto a quelli ossequiosi presentati nel libro, interferiscono nel lavoro degli insegnanti di cui, evidentemente, non si fidano abbastanza e che, a loro parere, dipingono i propri figli come delle creature che non riconoscono nelle note riportate sui registri o nel corso degli incontri scuola-famiglia o quando vengono convocati in seguito a episodi di mancato rispetto del regolamento di istituto proprio da parte di quei figli che a casa, a loro dire, si comportano bene. Gli insegnanti, infine, durante i consigli di classe, discutono poco di didattica (che viene di fatto affidata alla professionalità e all’esperienza di ciascuno) e si occupano di Flavia, la più intelligente a anche la più antipatica e dissociata della classe, di Alessia, la più altruista e generosa che distribuisce fogli per i compiti in classe per evitare che i compagni vengano rimproverati. E poi di Francesco, il protettore dei più deboli, forte e amato dalle compagne e rispettato dai compagni. Rossella, tenace, resistente, compete con le altre più brave e più belle di lei, longilinee, slanciate, magrissime, ai limiti dell’anoressia. C’è poi Asia il cui rendimento scolastico lascia a desiderare ma è sempre in conflitto con tutti a causa della famiglia allargata nella quale si trova a vivere e dalla quale non si sente accettata. Bruno non concluderà l’anno scolastico nonostante il buon profitto perché in quella classe, dove non si sente accolto, non ci vuole più stare. Nicolas invece resiste anche se fa fatica a imparare la lingua italiana e viene continuamente preso in giro da Gianni il disturbatore, vivace, disattento e da Daniela la superba, egoista, arrogante che manipola i compagni perché vuole mantenere la situazione sotto controllo, costi quel che costi. Nei giorni conclusivi dell’anno scolastico si tirano le somme, si fanno le medie, si redigono giudizi e relazioni finali. Le esperienze vissute, le attività svolte, i percorsi disciplinari, le uscite didattiche, il campo scuola, i progetti che si sono svolti in duecento giorni della vita di studenti e docenti si riducono a dei numeri da riportare sui quadri da esporre sui freddi vetri dell’atrio scolastico e che chiudono, tra la rabbia di chi dovrà recuperare qualche debito e i sorrisi di chi ce l’ha fatta nonostante tutto, un ennesimo, faticosissimo anno scolastico. Buone vacanze!
Bellissima e fedele descrizione del nostro mondo nel quale la didattica non trova più spazio, però siamo dei bravi psicologi!
Che bello! L’ho letto. È proprio vero. Non parliamo più di didattica
Non ci resta che riflettere su quanto sia importante il rispetto delle regole che dovrebbero essere, in campo sia familiare che scolastico, poche, chiare e condivise
Bozzetto molto gustoso e anche inquietante, popolato, come è nella realtà, di ragazzi variamente problematici (per fortuna non tutti), di genitori supponenti e un po’ aggressivi (per fortuna non tutti), di colleghi distratti e svogliati (per fortuna non tutti). Tutti però allegramente immersi in una fluida realtà poco appagante, molto confusa e variamente cialtrona. Apparentemente senza via di uscita. Forse mi son lasciato prendere la mano ed ho esagerato con il mio “pessottimismo” , prendendo in prestito l’espressione dell’autore Emil Habibi per indicare uno stato d’animo “né del tutto ottimista, né del tutto pessimista”.