Grandi navi sì, grandi navi no? Una vexata quaestio non risolta, e forse irrisolvibile, per la città di Venezia
Certamente non era necessario un incidente – per fortuna senza gravi conseguenze – per riaprire e riaffrontare l’insoluto problema delle navi a Venezia: sarà forse arrivato mai il momento di prendere una decisione per salvaguardare la città?
La vicenda è oramai già nota: domenica mattina la nave da crociera MSC Opera (7600 tonellate di stazza, 250 metri di lunghezza, 28 di larghezza e con più di un migliaio di passeggeri a bordo e 800 persone di equipaggio) è andata a sbattere contro la banchina alle Zattere nel canale della Giudecca e si è scontrata con il battello River Countess, lì ormeggiato con i suoi 100 passeggeri a bordo. Fortunatamente i feriti sono stati solo 4, e tutti non gravi.
Ristrutturata nel 2015, la MSC non è comunque tra le più imponenti che passano per il bacino di San Marco e per il canale della Giudecca. Non è nemmeno tra le più vecchie, e quindi tra le meno a rischio di guasti.
L’evento, si sa, ha avuto grande risonanza su tutta la stampa, anche internazionale, con media e social partecipi e attivissimi. Tutti ad accusare tutti, tutti a negare qualsiasi implicazione istituzionale, tutti a scaricare le responsabilità su altri, ma soprattutto tutti a pontificare e a detenere le migliori soluzioni. Ma succederà davvero qualcosa che effettivamente tuteli Venezia da rischi e danni anche più gravi di questo?
È ovviamente iniziato il solito iter e lo scontato tormentone: è stata aperta un’inchiesta, mandato un avviso di garanzia al comandante della crociera, i motori della nave sono stati sequestrati, e la crociera è stata annullata e biglietti rimborsati.
Si sono poi ipotizzate soluzioni anche pittoresche: perché non spostare il porto passeggeri a Chioggia, Malamocco o Marghera utilizzando il vecchio canale dei petroli? Oppure perché non scavare il canale Vittorio Emanuele e spostare il terminal all’altezza del ponte della Libertà? Questi sono solo due tre le tante ipotesi avanzate.
Nel frattempo, i vacanzieri che usano le grandi navi tengono a far sapere che se non si dovesse transitare davanti a San Marco si impegneranno per boicottare le crociere, e che comunque arrivati a Venezia non scenderanno dalla nave.
Un dato importante, però, è che i croceristi portano alla città circa 280 milioni di euro all’anno (dato del 2015 e in continua crescita). La città può dunque permettersi di sacrificare cotanto ben di dio?
Grandi navi sì, grandi navi no? 280 milioni sì, 280 milioni no? A chi spetterà l’ardua sentenza? A chi, la salomonica scelta?
Chissà, prima di cercare soluzioni per salvare Venezia magari chi di dovere si potrebbe ricordare di quanto scrisse Indro Montanelli sui pericoli che da sempre incombono sulla città: “Uno sbaglio che a Milano può essere corretto e rimediato, per Venezia può significare la morte. Ci si astenga quindi da imprese di cui prima non si siano studiate a puntino le conseguenze.” Speriamo, dunque, che le scelte future siano guidate e mosse dal rispetto della sua fragilità e dalla volontà di preservarne l’unicità.
grazie per le informazioni, che i media non si curano di farci sapere.
grazie per le informazioni, che i media non si degnano di farci sapere.