Ricordando il Maestro Andrea Camilleri
Tra i “Racconti quotidiani “di Andrea Camilleri del 2001 ho trovato interessante: -Per i bimbi d’oggi il pollo ha sei cosce-. Narra del nipotino di un suo amico che, dovendo svolgere un tema che chiedeva di descrivere il suo gatto, non avendo in casa animali domestici, aveva descritto un gatto randagio visto per strada, con tre zampe, un orecchio, la coda rosicchiata e la rogna. Il tema era stato svolto in base alla realtà osservata dal bambino, suscitando divertimento e ilarità nella famiglia del suo amico. Andrea Camilleri, con il suo straordinario senso dell’ironia, aveva riflettuto sull’episodio e, considerato il divario tra la vita in città e la Natura, aveva scritto il racconto riportando anche i risultati di un’inchiesta che evidenziava l’ignoranza dei bambini sul numero delle ali e delle cosce di un pollo. Nella loro esperienza a tavola si portano più cosce che ali e, alcuni, sono addirittura convinti che il pollo non esiste allo stato naturale ma viene prodotto nelle fabbriche. Agli occhi di Andrea Camilleri l’idea che un bambino possa pensare che un essere vivente venga fabbricato da un macchinario, rappresenta la corruzione, la distorsione peggiore che si possa commettere nei riguardi del cervello di un bambino. Mi è capitato di ripensare a questo racconto quando ho proposto ai miei alunni un esercizio che proponeva una serie di nomi riferiti a oggetti o esseri viventi da raggruppare in insiemi diversi, in base a caratteristiche comuni. Con mio grande stupore la parola “tonno” non trovava collocazione tra gli animali perché per molti di loro era un cibo in scatola creato dall’uomo, le parole “rosa” e “viola” non erano riferite a fiori ma solo a colori e, pertanto, non collocabili in un insieme di vegetali. Ancora una volta Andrea Camilleri aveva colpito nel segno, nell’ apparente semplicità di un racconto, mi aveva permesso di non giudicare negativamente quegli alunni e di capire che il divario di cui parlava è sempre più attuale e che i nostri bambini, soprattutto quelli che vivono nelle città, assorbiti dai modernissimi strumenti tecnologici, hanno bisogno di vivere maggiorente a contatto con la Natura e con la realtà che li circonda. Un commosso saluto al grande Maestro che, come aveva previsto nello stesso racconto, nel frattempo si è felicemente chiamato fuori …
ha contribuito a far conoscere la Sicilia a tutto il mondo, proponendo eroi credibili nel caos
globale e quotidiano. Un grande lavoro, un enorme successo internazionale
Si dovrebbe fare più attenzione alle parole e ai segni che pervengono dai nostri ragazzi. I loro errori e le loro stravaganti riflessioni nascondono un mondo parallelo ( e spesso lontano ) che non possiamo non considerare; anzi, dovremmo valutare gli stessi, quali strumenti per perfezionare, potenziare se non, addirittura, trasformare la nostra percezione della didattica e dell’insegnamento. Grazie Mag e grazie Maestro Camilleri
La Sicilia come metafora di Sciascia è diventata con Camilleri la Sicilia da conoscere..
La costante ricerca del senso, del perché.
Cercare di trovare una soluzione scrivendo, raccontando.
Essere consapevoli che nulla si può afferrare completamente.
“Mi è venuta la voglia non di capire, perché sarà assai difficile capire, ma intuire.”, diceva il Maestro stesso.
Ecco, l’idea per la vita è questa: non essere supponenti da dire “ho capito” ma avere la costante voglia di cercare di “intuire”, perché più di quello, per adesso, non ci è concesso.
Con noi per sempre, Andrea Camilleri.
Da tempo sono un’appassionata lettrice dei romanzi di Camilleri e, pur non conoscendo la Sicilia, attraverso le ambientazioni ed i personaggi ho familiarizzato con questa terra subendone il fascino.
Ringrazio Magdalena Marini per lo spiritoso ricordo di Camilleri legato alla sua esperienza scolastica. Anche io sono un estimatore del nostro sornione autore, cardine della letteratura italiana contemporanea.
Ho sempre amato Camilleri sia per Montalbano sia (soprattutto!) per i romanzi storici. L’ho amato per aver saputo creare quell’intrigante, strano impasto linguistico che è il siculo-camilleriano.
Attendevo con trepidazione il suo “Caino”, che speravo la Rai trasmettesse dopo il successo del “Tiresia”.
Quando ho letto del ricovero e del grave motivo dello stesso, unitamente all’età importante, ho pensato che difficilmente ce l’avrebbe fatta e così purtroppo è stato. Se l’avesse scampata, probabilmente avrebbe dovuto fare i conti con ben altri problemi oltre a quello della cecità.
Per un uomo che aveva fatto della lucidità mentale la sua ragione di vita, meglio così (anche io non vorrei per me sorte diversa).
Rimane il rimpianto di non averlo potuto ascoltare ancora una volta ma resta il piacere di poter leggere la sua ultima fatica, che, immagino, sarà colta, spiritosa ed arguta come al solito.
Anch’io come Emiliano ho apprezzato soprattutto i romanzi storici di Camilleri. Mi sono immersa in una Sicilia favolosa ma documentata, affascinata dalla sua capacità di descrivere, di suggerire, di evocare.
Contemporaneamente mi sono letta tutti i suoi romanzi con Montalbano, come se bevessi ogni volta un bicchiere d’acqua fresca e frizzante. Per tutto questo voglio ringraziare Camilleri.
Camilleri, per quanto lo conoscessi poco, aveva davvero un approccio alla vita ammirevole, da invidiare ed emulare allo stesso tempo. Mi è parso di capire che fosse un riflessivo, attento alle parole e mai scontato; probabilmente sarà stato per questo che mi sentivo indotto ad ascoltarlo. Ricordo con piacere un tratto seguito in tv: parlava con una giornalista, alla quale paragonò la nostra vita ad un “ticket”. Il ticket rappresentava il titolo di viaggio da utilizzare per condurre la nostra vita. Come accade spesso in un normale viaggio, incorriamo in strade rettilinee, assolate, sotto la pioggia e magari anche tortuose e molto difficili da percorrere. Tuttavia ci porteranno a destinazione. Così è la vita: saper accettare durante il viaggio qualsiasi sfumatura tu sia obbligato ad incontrare durante il percorso, che porterà a farti provare gioia, dolore,rabbia, amore, amicizia, frustrazione, incertezza… Il tutto con la consapevolezza che fa parte del tragitto e va accettato. Solo così si ha pieno contatto con la realtà senza incorrere in facili illusioni. La giornalista, ricordo, si commosse; commosse anche me perché siamo tanto presi da abitudine e routine come fossimo macchine, che non pensiamo a come stanno davvero le cose. Ciao Maestro Camilleri.