2 agosto 1980: in attesa della verità

5 agosto 2019 di: Daria D'Angelo

Un giorno di agosto, inizio d’agosto, il 2 del 1980 si scriveva una pagina di uno dei romanzi peggiori della storia italiana.
Piazza medaglie d’Oro a Bologna. Sono le 10.24.
C’era quello che Gaber diceva in una canzone, capitalismo, la lotta di classe, e operai e impiegati che andavano al mare per le ferie.
Alle 10.25, la geografia italiana elegge una nuova capitale, quella della deflagrazione e del dolore perenne, la disperazione incredula dentro una polvere infinita di calcinacci, mentre crolla una parte della facciata della stazione. il bilancio è 85 morti e 200 feriti. Le vittime più piccole: Angela Fresu, appena 3 anni, e poi Luca Mauri, di 6, Sonia Burri, di 7.
Agide Melloni, arriva pochi minuti dopo l’esplosione. Imolese, autista in servizio a Bologna, immediatamente mette il mezzo a disposizione. Dopo un primo viaggio per trasportare i feriti, con difficoltà e tagliando le barre che servivano per tenersi, il bus n.37 viene adibito a trasporto per chi non ce l’ha fatta. I teli bianchi ai finestrini e qualche soccorritore a sostenere Agide che proprio non si capacita dell’orrore da uomo, ma da autista fa il suo mestiere come sa fare. Lo guiderà ancora quel bus. Ma salirci negli anni a venire non sarà più la stessa cosa. La ferita di Bologna è di quelle che non si richiude. Una ferita di memoria purulenta. Il più grave attentato del dopoguerra in Italia.

“Le istituzioni, grazie all’opera meritoria dei suoi uomini, sono riuscite a definire una verità giudiziaria, giungendo alla condanna degli esecutori e portando alla luce la matrice neofascista dei terroristi – è il messaggio del presidente Sergio Mattarella -  L’impegno profuso non è riuscito, tuttavia, a eliminare le zone d’ombra che persistono sugli ideatori dell’attentato. È una verità che dovrà essere interamente conquistata, per rendere completa l’affermazione della giustizia”.

Siamo qui, Presidente, ad aspettare ancora la verità.

1 commento su questo articolo:

  1. Maria scrive:

    Un ricordo:, ero alla stazione quella mattina del due agosto dell’ottanta, ferma su un treno in sosta, il treno appena due binari dopo è stato distrutto, ricordo molti particolari, avevo tredici anni, immediatamente dopo lo scoppio, così piccola, dicevo a mio fratello “è un attentato, è di destra”, tutto intorno era il disastro. A mia madre che chiedeva acqua per una turista tedesca che perdeva sangue, rispondevano che non sapeva che stesse succedendo di là, nella sala d’aspetto., c’era l’inferno. Se non mi sbaglio è stata la prima volta che ho visto la morte, era lì nel corpo disteso sotto al treno di un uomo con la maglietta bianca e in quello di una bambina coperta da un lenzuolo e di cui vedevo solo le treccine, era carbonizzata.
    Ancora oggi Bologna è un trauma sopito che si risveglia ogni due agosto, molti ricordi poche le parole per commentare una strage, una tragedia mai composta, mai sanabile. Il fatto che Tina Anselmi dopo abbia detto a chiare lettere che delle stragi non si troveranno mai i veri colpevoli finchè pezzi dello Stato colluderanno con loro è un dato imprescindibile, sono parole pesantissime e che gravano su tutti questi anni come ulteriore piombo.
    Per il resto chi ha perso qualcuno di caro in questo disastro continua a piangere il suo vuoto affettivo e niente potrà sanarlo, ma la giustizia potrebbe dare un volto ai carnefici.

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