La Tenerezza
La grande assente, in questo periodo così avaro di Sentimenti e così stracolmo di pessime emozioni, è la Tenerezza. Sentimento nobile che rende l’essere umano più solidale, più empatico, più costruttivo, più umano. Non è una forma di debolezza, come purtroppo siamo stati allenati a pensare ma è un “punto di forza”. La Tenerezza va coltivata, custodita, preservata e non rende deboli ma più forti, più determinati ad accogliere la fragilità dell’altro per pendercene cura perché affrontando la fragilità altrui entriamo in contatto con la nostra verso la quale dovremmo provare tenerezza, autentica commozione e, a volte, compassione. E invece riscontro la durezza verso gli altri. Aridità. Nessuna concessione ma solo pretese di illusoria perfezione dagli altri. Riscontro il giudizio sommario e non la valutazione oggettiva ed accurata delle situazioni. Riscontro una negazione nel “farsi prossimo”, secondo l’indicazione cristiana. Riscontro un’assenza di ragionamento lucido, basato sulla Logica, a favore del ragionamento personalistico, fondato sulle limitate logiche individuali e sulla difesa delle proprie ragioni a discapito del bene comune che non è composto dai beni materiali, beni eventualmente in comune ma, dal bene primario che è la persona, con le sue fragilità umane, con le qualità e i difetti, dai quali possono originare proprio le soluzioni, la ricerca di alternative per migliorare sé stessi, per essere sostegno o rinforzo per sé e per gli altri.
La Tenerezza privata della Ragione è emozione effimera e non si trasforma in Sentimento, in azione costruttiva. Quanta tenerezza verso gli animali, poi impietosamente abbandonati? Quanta tenerezza verso i bambini che subiscono destini violenti per poi essere dimenticati alla successiva news?
Distruggere richiede poco tempo. Costruire, molto di più e i risultati, per essere raccolti, possono necessitare anche di molti anni e i migliori risultati sono quelli generati dalla Tenerezza che è autentica potenza, energia generativa di bene e del fare bene perché è proprio la Tenerezza che guida la Ragione verso la costruzione di ciò che è meglio per tutti, per la salvaguardia delle relazioni autenticamente umane. Nell’incontro con l’altro ci apriamo al mistero dell’altro, a ciò che serba in sé, gelosamente. Nell’incontro non sappiamo cosa potrà accadere; cosa sarà possibile costruire o distruggere e quindi farsi guidare dalla Tenerezza, dalla commozione per l’incontro, è fondamentale per poter comprendere il mistero dell’altro e così anche il proprio mistero perché lo sguardo della Tenerezza procura sempre una gioia immensa. Perché rinunciare?
Chi rinuncia alla tenerezza lo fa per orgoglio, per superbia, per prepotenza e per arroganza che, purtroppo, sono sentimenti dominanti che nascondono una grande insicurezza di base, una paura di essere inferiore, un bisogno di affermare il proprio egocentrismo che si manifesta nel modo più negativo, annientando o ignorando ciò che gli altri sentono o stanno provando…
Leggendo questo interessante articolo mi è venuto spontaneo associare il termine Tenerezza a quello di Misericordia ( dal latino misereor: ho pietà e cor-cordis: cuore). E nel Vangelo di Luca al capitolo 6 Gesù esorta: siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso, invitando i discepoli fare il bene sempre, senza ricambiare il male.