76° Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia

17 settembre 2019 di: Aida Pavan

L’edizione del 2019 della Mostra del Cinema di Venezia è stata dedicata a Gillo Pontecorvo, Leone d’Oro nel 1966 con La battaglia di Algeri e apprezzato direttore della mostra dal 1992 al 1996. La mostra gli è stata dedicata in occasione del centenario della sua nascita e alla memoria dei tanti personaggi di cinema che se ne sono andati negli ultimi mesi, tra cui anche alcune donne notevoli: Valentina Cortese, Doris Day, Ilaria Occhini, Agnès Varda, sono solo alcuni esempi.

La mostra si è conclusa con la vittoria di The Jocker.

Tra alti e bassi, complimenti e critiche, senza però grandi traumi, scossoni, fraintendimenti o malintesi, ma anche senza film che lasceranno un segno nel cinema d’arte, tutti riflettori si sono spenti il 7 settembre alle 19, dopo l’assegnazione dei premi.

Con la grande soddisfazione del Presidente della Biennale, Paolo Baratta e del Direttore, Alberto Barbera, sono state registrate 200.000 presenze tra accreditati e pubblico. Un pubblico che si è dimostrato particolarmente disponibile nei confronti di un’organizzazione discutibile, tra lunghe code per poter accedere alle sale e proiezioni molto attese in sale poco capienti.

Ora alcuni numeri:

6, le sezioni in gara: Venezia 76 Concorso con 21 film; Fuori concorso, con 21 film; Orizzonti Concorso con 19 film; Orizzonti Cortometraggi Concorso con 20 film; Sconfini con 6 film. A queste vanno aggiunte le 2 sezioni indipendenti: Le giornate degli autori e La settimana della critica.

20, i film imperdibili dell’eleganze e raffinata sezione di Venezia Classici Restaurati.

8, le sale a diposizione degli spettatori con proiezioni ininterrotte 8:30 alle 22.

50, i premi assegnabili, tra principali e collaterali, oltre al Leone d’oro alla Carriera, quest’anno consegnati a Pedro Almòdovor e a Julie Andrews

3 i film italiani in concorso, come ormai da molti anni.

50, le nazioni rappresentate.

La mostra di Venezia si conferma sicuramente un festival di riferimento per la cinematografia mondiale. Quest’anno, il Leone d Oro, massimo riconoscimento del concorso, è andato a Joker dell’americano Todd Phillips, mentre la Coppa Volpi per il miglior attore è stata vinta da Luca Marinelli per Martin Eden.

Al film di Maresco La mafia non è più quella di una volta è andato il Premio speciale della giuria. I premi sono stati attribuiti da una giuria presieduta dalla regista argentina Lucrezia Martel. Tra i giurati anche Paolo Virzì. Una giuria che si è dimostrata sicuramente democratica, ma non sempre unanime. Le loro decisioni, infatti, lasceranno sicuramente degli strascichi polemici: in primis, l’assegnazione del Gran Premio della Giuria a J’accuse di Polanski, un film assolutamente penalizzato, a cui non e stato riconosciuto l’indiscusso valore artistico, difficile da riscattare persino con l’assegnazione del Gran Premio della Giuria, il Leone d’Argento, premio di indiscusso rilievo.

Generale rammarico per il docu-film di Maresco, La mafia non è più quella di una volta, che non ha ricevuto critiche sempre positive né particolari apprezzamenti dal pubblico. Il film non si è nemmeno collocato tra i primi tre apprezzati dalla stampa. Il regista, prendendo spunto dalla celebrazione del 25esimo anniversario degli attentati a Falcone e Borsellino, ci mostra una Palermo del quartiere Zen2 poco propensa a ritenerli eroi, prigioniera di una tradizione omertosa e della paura. Il film dice tutto già nel primo quarto d’ora, ricalcando spesso le situazioni di Berluscone.Una storia siciliana presentato a Venezia con successo 5 anni fa. E la perlustrazione sociale  e politica che doveva essere la cifra del film si involve in scenette ripetitive e non sempre convincenti.

Inoltre, la figura di Letizia Battaglia, personaggio fondamentale e determinate con le sue foto per la denuncia contro la mafia, viene assolutamente poco valorizzata. Dopo un simpatico inizio, la sua figura resta immeritatamente nell’ombra. Comunque grande e meritato il successo sul red carpet che Letizia Battaglia ha attraversato, sicura di sé, elegante, altera al punto giusto, col suo consueto piglio, consapevole del suo valore artistico e di denuncia.

Infine, un’osservazione sui film selezionati: un gran numero affrontano in modi diversificati il problema della condizione femminile nella nostra società, proponendo ritratti di donne che rivelano una sensibilità nuova e una profonda attenzione all’universo femminile Purtroppo però, per la maggior parte sono realizzati da uomini. La presenza di registe donne continua ad essere ancora troppo esigua, registrando una partecipazione di una decina di donne registe in tutto. Decisamente troppo poche!

Molto più consistente la presenza di donne giurate

Cosa non perdere?  Alcuni suggerimenti.

Marriage Story di Noah Baumbach; Gloria Mundi di Robert Guédiguian; Ema di Pablo Larrain; J’accuse di Roman Polanski; Mosul di Matthew M. Carnahan; Adults in the Room di Costa-Gravas; Citizen k di Alex Gibney; Woman di Anastsia Mikova; Nevia di Nunzia De stefano; Blanco en Blanco di Théo Court; Rialto di Peter M.Burns; Sole di Carlo Sironi; Madre di Rodrigo Sorogoyen ( le sinossi, le note di regia e la biografia artistica del regista si trovano nel sito della Biennale cinema).

Appuntamento per tutti il 30 agosto del 2020 per la 77esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, appuntamento da non perdere !

1 commento su questo articolo:

  1. Maria scrive:

    Ho visto due dei film premiati; Martin Eden e quello di Maresco e non mi hanno convinta nessuno dei due. Sono d’accordo con quanto scritto qui per quanto riguarda la pellicola del regista palermitano, ricalca un po’ tutta la sua precedente produzione per temi e personaggi e lascia desiderare per la riuscita finale ma penso anche che sia un occhio aperto su una realtà verissima. E penso che nessuno lo ha mai raccontato così a chiare lettere. Ma con molte riserve sulla bontà delle intenzioni.
    Martin Eden non mi ha convinto nemmeno un po’, non ho letto il romanzo ma trovo che sia un’operazione non riuscita questo accostare immagini e ambientazioni così lontane dal libro volendo ricreare un personaggio che attraversa i secoli senza un vero filo e poi l’ho trovato un’eccessiva esaltazione dell’io maschile
    Chissà quanti film di quelli qui inidicati vedranno la luce anche in Italia e ce ne sono altri che vedrei.
    Per finire non so il valore del film di Polanski (tutte le critiche che ho letto lo trattano benissimo) ma si può ancora disgiungere il valore come uomo da quello dell’artista? Per me assolutamente no. Per questo il regista Polanski resta assolutamente da condannare, anche se è stato perdonato…

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