Antiche glorie
Bella l’iniziativa della rassegna Palermo Classica, che ha portato tanti palermitani, e non, in luoghi storici della città : non solo a Palazzo Steri, atrio della GAM, a Piazza Borsa e nel recentemente restaurato Palazzo Branciforte, ma anche nell’antica Galleria delle Vittorie, dove un coraggioso imprenditore ha aperto il MAk Mixology, un luogo di ristoro dal gusto un po’ retrò.
La musica del piano attira, come il leggendario Piffero di Hamelin, turisti e sfaccendati di vario tipo in quest’atrio buio e intrigante dove le luci multicolori alla parete frontale non riescono a far dimenticare le pareti sgretolate e le travi di ferro arrugginite che sovrastano la Galleria.
E pensare che quando fu costruita, nel 1935, doveva essere il fiore all’occhiello di una città che credeva nel futuro delle proprie capacità: fu chiamato il pittore Alfonso Amorelli ad affrescarne i 4 ingressi, con scene eroiche di esaltazione delle Vittorie Italiane nella I Guerra Mondiale e in quella d’Etiopia, poi un evento storico, ancora leggibile nei mosaici del pavimento, il 9 maggio (1943?)ne segnò la storia.
Io me la ricordo ancora attiva negli anni sessanta, quando ospitava gallerie d’arte, bar, studi notarili e uffici di varia natura e quindi il vederla ridotta ad un antro tenebroso, seppur affascinante, non fa che rimestare il coltello nella piaga di un amaro risentimento per il degrado della città, che pure ha fatto tanti passi avanti nel recupero del suo passato.
Certo rimane doloroso mostrare ai turisti di passaggio Piazza Pretoria dove la sede del Municipio di Palermo guarda un Palazzo cadente, i cui balconi in ferro battuto hanno perso anche le lastre portanti e suona vano ripetere agli increduli “polentoni” la lista degli edifici storici che sono stati restaurati negli ultimi anni.
“I palermitani si dividono in due specie” dice un signore, deluso dal concerto jazz ospitato nella Galleria “quelli che si lamentano per stare bene, e quelli che tacciono accontentandosi di qualsiasi benché minimo aspetto positivo”.
Io, da emigrata, penso invece che il recupero dei luoghi storici della città faccia bene ai suoi abitanti, ne accresca il senso di responsabilità e di appartenenza, contribuendo al suo sviluppo consapevole di grande città del Mediterraneo, e spero di vivere ancora a lungo per rivederla fiorire come al tempo dei Florio.
Questo articolo dell’attentissima Rita mi fa riflettere sulla nostra Italia ricca di bellezze artistiche e culturali che, inevitabilmente, invecchiano e si degradano mentre le novità edilizie, spesso stonate e solo funzionali alla vita moderna, richiedono soldi ed energie e, sempre di più, hanno la precedenza su restauro e recupero di beni culturali.
Continueremo a dividerci tra conservatori e progressisti senza trovare mai un giusto equilibrio…
grazie, Rita, per avermi segnalato quanto hai scritto su mezzocielo, ho letto molto volentieri e mi hai dato lo spunto per tornare sull’importanza della “connotazione positiva”, spesso scambiata per adulazione o buonismo, cui sicuramente faceva riferimento quel signore (mi è sembrato conoscente!) della frase ” i palermitani si dividono in 2 specie…………….”; ne parleremo in una prossima occasione, non necessariamente cinematografica o di eventi nella nostra – sofferentemente – amata città di Palermo, a presto . Guido
Grazie, amici. Chissà che il vento non aiuti a far volare…. almeno gli aquiloni.