Facciamo l’appello
Oggi ho fatto l’appello e ho avuto difficoltà a leggere e pronunciare cognome e nome di alcuni alunni. Prima o poi imparerò a farlo nel modo corretto, come sempre negli ultimi anni. Sono in aumento in Italia i nati da genitori stranieri e gli studenti minorenni provenienti da Paesi stranieri che frequentano la scuola italiana nella quale si parla italiano, ci si riconosce nella tradizione culturale e letteraria che affonda le sue radici nel mondo greco-latino. La scuola italiana è di certo democratica e, in quanto tale, accogliente e aperta all’integrazione ma, per molti alunni, il percorso scolastico è più faticoso per ovvi motivi legati all’appartenenza a famiglie che parlano in una lingua diversa e che hanno basi culturali legate al Paese di origine. Il pluralismo religioso è ormai da diversi anni un dato di fatto. Una mamma, guardando l’elenco delle materie di insegnamento mi ha chiesto cosa significasse IRC/Alt. Si tratta dell’ora di religione cattolica e dell’alternativa ad essa, derivanti dall’accordo tra Repubblica Italiana e Santa Sede. Tra le problematiche da affrontare all’inizio del nuovo anno scolastico ci sono anche quelle correlate all’ora della religione cattolica (IRC). In tutte le scuole ci si adopera per una compiuta realizzazione del dettato costituzionale: la piena libertà di tutti in uguaglianza e nel rispetto reciproco. All’atto dell’iscrizione genitori degli studenti minorenni, o gli stessi studenti, se maggiorenni, devono effettuare la scelta se avvalersi o meno dell’IRC. Scelta legittima e attinente alla libertà di coscienza. Per chi non si avvale si prevedono, in ciascuna scuola, attività didattiche e formative ed opportunità di riflessione con un insegnante appositamente incaricato, definite dal collegio docenti, con formulazione di precisi programmi da attuare nell’ora alternativa (Alt), fissando contenuti e obiettivi non appartenenti a discipline curriculari. Spesso, se si tratta di prima o ultima ora, per gli alunni che non si avvalgono, si può prevedere che possano entrare dopo o uscire prima, non frequentando la scuola nell’ora di IRC. La scelta è libera e non può dare luogo a discriminazioni, non deve frenare l’aggregazione tra pari né generare distanze. Dobbiamo essere orientati verso una visione più ampia della società e del mondo coltivando il rispetto di sé e degli altri in una società sempre più multiculturale nella quale l’integrazione, oltre ad essere necessaria, è un dovere civile.
Ricordo che quando andavo a scuola non prendevo molto sul serio l’ora di religione. Non ero la sola…in alcuni casi c’era un po’ di baraonda, ci si distraeva come solo a scuola si sa fare. Solo alcuni seguivano la lezione. Non so se le cose siano cambiate negli ultimi decenni. Col senno del poi avrei preferito che quell’ora rappresentasse una reale opportunità di riflessione su temi importanti per adolescenti in crescita che si chiedono, spesso senza trovare risposta “chi sono da dove vengo e dove vado”.
È uno specchio fedele della nostra realtà. Sono pienamente d’accordo. Devo dire, da insegnante, che negli ultimi anni alcuni studenti mi hanno “confessato “ che non si avvalgono dell’ora di religione per avere la possibilità di entrare dopo o uscire prima (se dovesse capitare all’inizio o alla fine di una giornata) o, comunque, per fare altro, a prescindere dal fatto di essere cattolici o meno.
Conosco un insegnante di religione cattolica, laico, che, a partire dalla storia dell’arte, insegna agli studenti la materia per la quale si è abilitato. Un tempo, dice, la gente era analfabeta e imparava osservando le immagini. Questo spiega perché abbiamo tanti monumenti e tante chiese ricche di affreschi, mosaici, sculture che portano la firma di grandi artisti, figli del loro tempo e della cultura che si tramanda di generazione in generazione. A volte un buon insegnante fa la differenza…
Ricordo la pubblicazione di un calendario da parte di un gruppo di studi inter-religiosi che mese per mese riportava in parallelo le principali festività cattoliche, ebraiche e musulmane ed a piè di pagina un versetto del Vangelo, uno del Vecchio Testamento ed una sura del Corano. In ognuno dei tre si ritrovava un tema comune agli altri, il dialogo tra le religioni è possibile e sarebbe bello che anche nell’insegnamento scolastico venissero cercati e trovati questi parallelismi su cui poter costruire un dialogo comune.
Viviamo, da anni ormai, in un mondo scolastico multietnico e multiculturale….tutte sfaccettature che non possono far altro che arricchire,far conoscere, approfondire. Con l’impegno, però, da parte dei “passeur”. per dirla con Daniel Pennac, dei cosiddetti
“veicolatori della cultura”, che condividere esperienze etiche, culturali, religiose sia un’arma potente e invincibile per consentire una reale conoscenza di realtà differenti e di vera integrazione…uno strumento veramente utile quello rappresentato dall’ora di religione, nella sua multiforme e variegata “coloritura” etico-civico-religiosa. Grazie, Magdalena, per i tuoi spunti di riflessione!