“Il fordismo applicato ai servizi di cura”
UNO DEI PIU’ GRANDI INGANNI SMASCHERATI DALLA PANDEMIA COVID-19BASATO SULLA PIENA OCCUPAZIONE DEI PAESI PIU’INDUSTRIALIZZATI
Per anni durante la mia partecipazione alle riunioni dell’ High Level Group on Gender Mainstreaming della Commissione Europea in rappresentanza dell’Italia ho assistito a diversi progetti di best practice presentati da paesi come la Svezia, l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia, la Filandia ma anche la Gran Bretagna, sull’eccellente gestione dei servizi di cura ai bambini e anziani promossi nei loro Paesi.
L’idea di fondo per anni è stata quella di proporci come modello di successo il trasferimento dei servizi di cura al mercato. Inagurò questa stagione la Gran Breagna a partire dagli anni ’80. Il dibattito poi sulla sostenibilità della spesa pubblica delle politiche sociali ha portato a partire dagli anni ’90 a una nuova e importante diffusione tra quasi tutti i paesi nordici dell’Europa del modello del mercato come strumento regolatore per eccellenza, l’idea che il pubblico non debba fare tutto, anzi meno fa meglio è.
Ma cosa ci hanno per anni in Europa proposto come modello educativo di successo?
Io ricordo ad esempio chiara e puntuale la presentazione del modello svedese e, vi sintetizzo cosa mi rimase, a distanza di anni, in mente di quella presentazione:
“Gli asili in Svezia, sono aperti 12 ore al giorno è possibile infatti, portarli all’asilo alle sei di mattina e andare a riprenderli alle sei del pomeriggio. Quest’orario prolungato è stato realizzato al fine di permettere sia alle mamme che ai papà di andare a lavorare senza dover affidare il piccolo alle cure di una babysitter.”
Dopo le ore 18 i talentuosi bambini moderni spesso iniziano le attività di sport, musica, apprendimento delle lingue straniere, ecc…
Gli asili in Svezia come le case di cura per anziani sono immersi nel verde, a volte in vere e proprie foreste, senza cancelli e restrizioni. Il tutto mi ricorda un po’ “L’Emile” di Rousseau.
Verrebbe da pensare che lì non succede nulla ma non è così la percentuale di stupri e violenze in Svezia è molto alta.
Vale la pena citare quanto lessi, durante un mio viaggio e breve permanenza a Stoccolma, in un aritcolo scrittto da Karl Ove Knausgård pubblicato dalla maggiore testata giornalistica svedese, il Dagens Nyheter, in cui definisce la Svezia “il Paese dei Ciclopi” e dice dei suoi abitanti: “I ciclopi non vogliono vedere gli aspetti della realtà che non sono in accordo con ciò che secondo loro la realtà deve essere. (…) I ciclopi non sanno gestire l’ambivalente. Ciò che non è né bene né male, sfugge alla loro comprensione, e li fa arrabbiare”.
Qualche giorno fa, mi confrontai con Lorenzo Medici il nostro ambasciatore Confapi Sicilia per l’Internazionalizzazione in Norvegia e Svezia che vive a Stoccolma per sapere come stavano affrontando lì l’emergenza Covid-19.
Lorenzo preoccupato mi disse che nonostante la diffusione del virus il Governo non aveva ancora ritenuto opportuno adottare misure restrittive per paura dei danni all’economia ma che banche e imprese avevano deciso di muoversi in autotutela e di iniziare a procedere con lo smart working e/o la chiusura volontaria.
Decisione questa, criticata dai Paesi confinanti, perchè se si fosse arrivati, grazie alla spinta dell’opinione pubblica, alla chiusura di scuole e servizi di cura pubblici e privati il personale medico e sanitario in molti paesi nordici non sarebbe potuto andare a lavorare perchè non sapevano a chi lasciare i bambini.
Ed ecco il paradosso dell’efficienza che pubblicava titoloni in prima pagina di questo tipo:
“Asili nido: Italia indietro, Nord Europa al top”!
Il Mercato lasciato a se stesso in un momento di crisi e di forte incertezza, esattamente come quello che ci impone l’avvento di una pandemia da Covid-19, non è in grado di prevedere ogni singola conseguenza della sua azione: tutti gli attori, lasciati a se stessi agiscono di istinto basandosi spesso sulle loro intuizioni parziali e a volte fuorvianti. Ecco perchè Keynes li chiamava più semplicemente “spiriti animali”.
In antitesi a questo modello in Italia e in altri paesi di cultura e civiltà “romana”, risultava più difficile il trasferimento di questa best practice ei c.d. obiettivi di servizio che ci imponeva l’Europa con la Strategia di Lisbona rimanevano ampiamente disattesi.
L’unica altrenativa fantasiosa che si è fatta strada furono i c.d. asili condominiali: dal Nord Europa, l’Italia decise di replicare nelle sue Regioni settentrionali l’esempio delle “tagsmutter”, ovvero il progetto delle c.d. “mamme di giorno”. Donne che prestavano presso le proprie abitazioni servizi di babysitteraggio per un massimo di 5 bambini da 3 mesi a 3 anni.
Quetso progetto si diffuse principalmente nelle Regioni del nord Italia dove molte famiglie non possono contare su nonni e nuclei familiari allargati per via di una forte immigrazione di lavoratori dal Sud italia.
Altro modo che in Italia si diffuse per il problema della conciliazione vita-lavoro delle donne è la pomozione degli asili nido aziendali, progressivamente inseriti anche in alcune pubbliche amministrazioni.
Ora, il trasferimento delle politiche sociali al mercato, per anni proposto come modello di eccellenza, mi fa pensare alla storia dei 2 capisaldi funzionali sulla quale si basava il mito di Ford: 1) l’esaltazione della razionalizzazione del ciclo produttivo come precondizione della sottomissione maniacale dei lavoratori alla disciplina organizzativa, la famosa “CATENA DI MONTAGGIO”; 2) la forma di compensazione e/o baratto tra alienazione e denaro, concretizzatasi con l’innalzamento dei salari agli operai.
Si sa gli asili nido privati super efficienti aperti 12 ore, immersi nel verde e senza cancelli costano di più di un paio di NONNI!
Il parallellismo, con la sovrapposizione con un’idea di impresa diversa imposta da imprenditori illuminati appartenenti alla nostra cultura è d’obbligo quando affidiamo il welfare privato ai mercati sottraendolo allo Stato.
Imprenditori come Olivetti, Agnelli, Giannini (fondatore della Banca Americana) partirono da un caposaldo diverso da quello di Ford: “UNITA’ DI MONTAGGIO INTEGRATE”
“Né lo Stato né l’individuo possono da soli realizzare il mondo che nasce. Sia accettato e spiritualmente inteso un nuovo fondamento atto a ricomporre l’unità dell’uomo: la Comunità concreta” (“L’ordine politico delle comunità e Società Stato Comunità – Adriano Olivetti).
Ebbene, è nel nostro DNA, nella nostra cultura, ordine giuridico: nella cultura romana la famiglia era il fondamento e il cardine della società, era un’istituzione sacra su cui si fondava la Stato, la nazione, l’identità, la tradizione, l’economia.
Tutto questo si esprime va con una parola “A CUGNIZIONE”. La condizione riconosciuta alla famiglia di un “civis romanus” non era solamente una condizione socio-economica, uno status sociale. Era molto di più.
La condizione di appartenenza alla famiglia sono espressione di: valori, le idee guida, la filosofia di vita, i convincimenti, i discernimenti, le virtù, la dignità, la rispettabilità, l’onorabilità, l’onestà, l’etica, la morale, il decoro, il coraggio, la comprensione della propria gente, il senso di appartenenza, l’attaccamento alla comunità, il radicamento al proprio territorio e al proprio vissuto, il riconoscimento delle proprie radici, l’amore per la propria storia personale, la difesa e l’onorabilità dei genitori, della propria stirpe, della progenie, degli antenati, l’amore per la patria.
La famiglia diventa la prima comunità su cui si fonda uno Stato e se l’impresa è intesa come la comunità concreta per il suo dipendente, in tal senso, per la nostra cultura, non può non essere espressione di quella “CUGNIZIONE” italiana di cui mi pregio di essere fiera e rimanere fedele nel ritrovare valori, attaccamento, radicamento a tradizioni e radici, alla difesa e onorabilità dei miei genitori e della mia patria.
‘A cugnizioni significa “ca non semu tutti ‘i stissi”.
‘A cugnizioni è testimonianza, esempio, progetto, eredità di una civiltà. E’ modello di un altro mondo che era possibile. E su questo basamento si fondò la civiltà romana, durata oltre mille anni.
In Italia, oggi, a differenza della Svezia e di altri Paesi del Nord Europa se molti medici e personale sanitario, farmacisti compresi, possono lavorare sacrificandosi per l’ impresa che fa della Comunità Stato la propria famiglia è grazie a quei valori antichi che lasciatemi dire qui a sud più che altrove trovano le politiche sociali e il welfare in mano all’autoregolamentazione dell’UMANIZZAZIONE DEI VALORI DELLA NOSTRA “CUGNIZIONE” che molti in Europa ci giudicano con disprezzo come espressione di “arretratezza” e non di “antica civiltà”.
La pandemia Covid-19 ci costringe a ripensare a nuovi modelli sociali ed economici, io dico forse a riscoprire anche il valore della nostra DIGNITA’ TERRONA che si raccoglie nei momenti di difficoltà intorno alla famiglia sia per vincere emergenze sociali e sanitaria sia economiche e imprenditoriali.