Virus o morbo?
Quanto il virus ci protegge dal morbo?
Osservo alcune persone che oscillano tra la paura, che fa smarrire l’autocontrollo e la lucidità di ragionamento (tilt emotivo), e l’indifferenza, ancora più perniciosa in un tempo in cui il nemico è invisibile e può arrivare da qualsiasi vettore umano. L’obbigo di rimanere bloccati a casa, al sicuro, alcuni non riescono ancora proprio ad accettarlo e lo rifiutano non tenendo in nessun conto le conseguenze del proprio dannoso comportamento nei riguardi della propria persona, della propria famiglia e della collettività. Dov’è il senso della responsabilità individuale e collettiva inscindibili? Il virus ha fatto emergere un morbo e poi un altro e un altro ancora e la parola morbo definisce bene questi tempi bui e obesi che viviamo: “condizione abnorme e insolita di un organismo”, quello umano.
L’attuale virus, ossia il “veleno”, si insinua per sconquassare i polmoni e l’esistenza di tante famiglie senza protezioni e i morbi del terrore o della superficialità mettono duramente alla prova il nostro già precario equilibrio psichico.
La difficoltà ad accettare la parola “rinuncia” è palese e siamo, finalmente, costretti a farci i conti. Non abbiamo più la capacità di aspettare, di rinviare, di procrastinare e siamo preda dei nostri stessi altri morbi: l’egoismo, la tracotanza, l’arroganza, l’avidità, la superbia, l’avarizia, la viltà.
La prospettiva è terrificante perché sono “saltati i tappi” dei contenitori della menzogna, dell’ipocrisia e delle ideologie che difendono unicamente i propri interessi economici a discapito dei bisogni primari della maggioranza dell’umanità. Inoltre l’unione tra i popoli è ancora una chimera e la condivisione delle soluzioni è una prospettiva lontana e “ognuno sta solo trafitto da un raggio di sole” oppure dalla freccia mortale dell’individualismo?
Se di fronte al pericolo sanitario nel quale possiamo incorrere tutti, un gran numero di esseri umani, rischiando di diffondere ancora di più il contagio, ha assalito i luoghi delle scorte a discapito di chi non ha le risorse per poterlo fare e non ha avvertito nessuna preoccupazione e provato nessuna comprensione verso gli altri più svantaggiati, la misura è stata superata ampiamente. Ancora c’è chi circola impunemente perché deforma pervicacemente il dovere di non uscire, in diritto alla “libera uscita” ed è evidente che il morbo ha occupato tutto lo spazio mentale ingolfato dall’individualismo, dall’egoismo, forme di eccesso e quindi veleni per l’equilibrio dell’essere umano. L’eccesso è vittorioso sulla moderazione e sulla temperanza, parole smarrite tra le pieghe del grasso addominale e spalmato sui sentimenti, deformati nel disgustoso sentimentalismo.
Quando i sistemi economici sono fondati sul tornaconto e non sulla “convenienza, ciò che è meglio per tutti” e quando la Democrazia è solo una forma larvata della reale Democrazia e quando l’individualismo è stato eretto a unico padrone per eliminare i diritti degli altri e quando il dovere ha preso solo un’unica direzione, quella degli altri devono ma io proprio no, ci ritroviamo a sbandare tra l’intossicazione e l’indigestione e l’unica possibilità per sopravvivere è ritornare alla proficua moderazione, alla sana rinuncia, alla cautela, alla prudenza che non va mai confusa con la vigliaccheria. Non abbiamo più scelta. Non possiamo più tergiversare, rinviare, procrastinare. Non ce n’è più il tempo e dobbiamo comunque farcela.
è vero…tendiamo a dire che quello dovrebbe fare una donazione invece di fare politica in questo momento…e che quell’altro dovrebbe mettersi a dieta invece di riempirsi la casa di provviste e stare sempre e soltanto a cucinare…e che quell’altro ancora potrebbe utilizzare il tempo che ha a disposizione per acculturarsi un po’ visto che è ignorante come una capra sgarbiana…
ma…ciascuno di noi ha preso realmente coscienza che il problema ci riguarda tutti personalmente?!?!?
Covid-19 o no, temo che il vizio del giudizio morirà sempre dopo di noi