Wislawa Szymborska
Quando Wislawa Szymborska scrisse questa poesia, non avrebbe mai immaginato che l’avremmo riletta in questa terribile e temibile circostanza pandemica. Eppure, la poeta polacca, sembra descrivere efficacemente le nostre paure e ansie di questi giorni e quanto il caso possa essere artefice delle contingenze quotidiane, dei pericoli, dei rischi a cui si va incontro senza averne consapevolezza.
Tutto, infatti, appare casuale. Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato fa la differenza e può rivelarsi fatale.
Ma è solo il “caso” a decidere per noi.
* Ogni caso *
Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
È accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
La poesia della Szymborska, i suoi versi, sono come bagliori di fulmini nel cielo plumbeo di questi giorni. Illuminano il silenzio assordante che ci circonda. Silenzio non solo acustico ma dei nostri cuori frastornati, sbattuti, violentati da un caso implacabile che non pare mollare la presa. Resisteranno i nostri cuori, le nostre anime spente alla speranza? Da credente spero che la Pasqua imminente porti sollievo alle nostre ferite.