Guerra o terremoto ?

10 aprile 2020 di: Ornella Papitto

Osservo, tra i cumuli di rovine, nuove prospettive. Insegnanti che insegnano ai loro alunni attraverso un computer; mamme accanto ai loro bambini che apprendono come apprendono i loro bambini. Cosa sta accadendo? Quali saranno i frutti? Osservo lavoratori della Sanità ammalarsi nel luogo di lavoro che è il luogo di cura per eccellenza. Chi ha costruito il disastro ama definirli “eroi” per pulirsi la coscienza ma dimenticano che i Medici e gli Infermieri hanno scelto di curare e di prendersi cura dei malati, di allungare loro la vita e di salvare vite umane e nel contratto di lavoro non esiste l’impegno di essere “eroe o eroina” ma “ruolo”, “correttezza”,”efficacia”… Muoiono per”causa di lavoro” o per causa di negligenza colpevole? Per “stupidità” dei precedenti governanti? Per l’incapacità di programmare e progettare a breve-medio-lungo termine? Sotto i nostri occhi autentici disastri.

I sanitari stanno pagando un prezzo altissimo in vite umane e in salute psichica. E non è un “crimine”? Ma non di guerra ma di “stupidità” perché la classe politica si considerava immune dai batteri ma un virus invisibile ha ristabilito il vero. Il virus non riconosce né ruolo politico né classi sociali. Entra, senza chiedere né un appuntamento e né permesso , a sconquassare equilibri fisici e psichici, anche i loro. Nell’immagine indelebile del terremoto che colpì il centro Italia, ricordo la foto di Amatrice, una distesa scorata di rovine e un palazzo rosso rimasto quasi integro. Era nuovo tra case antiche, emblema della moderna legalità, costruito con criteri antisismici. Ne terranno conto della legalità? Il virus è “la prova del nove” della resilienza e della resistenza degli esseri umani e dei sistemi sociali. Un disastro generalizzato ma, ad osservare meglio, più sistemi sono rimasti in piedi: la Scuola, la Sanità, anche con tutte le non corrette e continue sottrazioni subìte.

Anche la Sicurezza ma, a tale riguardo, è necessario uno sguardo più approfondito. Non ora. Un’altra “esse” si aggiunge: la società solidale e civile: il volontariato spontaneo e il volontariato organizzato ai quali è stata sottratta la parola fiorita: ” condivisione”. La solidarietà è arrivata prima a soccorrere i bisognosi e ha contenuto la rabbia verso le Istituzioni che sarebbe stata difficile da arginare. La società solidale, della quale fanno parte anche quei lavoratori della Scuola, della Sanità, della Sicurezza, dei Comuni e del Terzo Settore non hanno separato la responsabilità individuale dalla responsabilità collettiva.
Pilastri che hanno subìto sottrazioni e che hanno continuato a garantire l’istruzione, la cura, la sicurezza, l’organizzazione e la protezione perché il volontario sa bene che senza l’azione della condivisione un sistema, anche il più organizzato possibile, non può reggere mai all’urto di un terremoto sociale, locale o globale.

2 commenti su questo articolo:

  1. gemma scrive:

    Grazie Ornella, lucida come sempre la tua analisi della realtà . Non ci laviamo le coscienze osannando chi si sta facendo in quattro per affrontare questa paradossale situazione. Chi sa, chi può, chi vuole sta facendo la sua parte…a fatica…Non è facile andare in ospedale e lavorare ininterrottamente senza pensare che il virus è nosocomiale, non è facile fare scuola a distanza e, quotidianamente, inventarsi una modalità di mantenere le relazioni con la popolazione studentesca che ha bisogno di figure guida. Essere vigili, richiedere il rispetto delle regole in questo momento significa non banalizzare gli sforzi che stiamo facendo tutti, o quasi, per contenere la diffusione del contagio, per non peggiorare una situazione che ha già causato tanta sofferenza e tante vittime. Non abbassiamo la guardia, tutti…

  2. Anna scrive:

    Scuola, sanità e ospedali hanno dovuto affrontare questa emergenza pur essendo settori da tempo in sofferenza per carenza di organico, mezzi e strumenti. Ancora una volta l’impegno e la competenza dei singoli hanno dovuto supplire ad un sistema solo incentrato su profitto e sfruttamento. E il volontariato da sempre presente sul territorio per garantire un minimo agli invisibili. Anche questa è Italia, ma sventurata è quella terra che ha bisogno di eroi, come disse Bertolt Brecht

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