“Ogni tanto ne succede uno….
…come fosse naturale : femminicidi ricorrenti”
Se, mescolate con gli uomini, vivessero delle creature che, per quanto razionali, fossero dotate di una forza così inferiore a quella degli uomini, sia nel corpo sia nella mente, da essere incapaci di qualsiasi resistenza e da non riuscire mai, nemmeno se provocate al massimo, a farci sentire gli effetti del loro risentimento, penso che ne deriverebbe per necessaria conseguenza che …. non ci atterremmo, propriamente parlando, ad alcuna restrizione di giustizia nei loro riguardi…. – Il nostro rapporto con esse non si potrebbe chiamare società, poiché questa suppone un grado di uguaglianza; per contro si avrebbe da un lato tutto il potere e dall’altro una servile obbedienza ( T. Hume , 1751, Ricerche sui principi della morale, Laterza, Bari, p. 39).
Ho trovato questa citazione in M. Tomasello,( M. Tomasello, 2016, Storia naturale della morale umana, Raffaello Cortina ed, Milano, p.49), dell’Istituto Max Planck idi Lipsia, studioso di grandi scimmie, bambini. Citazione giocata intorno ai processi di dominanza propri della organizzazione sociale delle grandi scimmie. Ma a me è venuto naturale pensare, non credo fosse nelle intenzioni di Hume, a maschi e femmine della nostra specie.
Siamo all’alba del riconoscimento di pari diritti per maschi e femmine. Ma sembrerebbe storia fatta.
Un elemento sembra fortemente sbilanciare la conduzione dei rapporti quando divengono conflittuali: la diversa forza fisica. Riconosco che armi che colpiscono oltre la lunghezza delle braccia sono a disposizione di tutti, ma prima ancora del braccio che strozza o spara c’è la percezione costante e irrisolvibile di diversi rapporti di forza tra maschi e femmine giocati a partire da un investimento identitario nell’avere una muscolarità competente all’offesa e alla difesa che riguarda il maschile: al contrario essendo il femminile tutto centrato sull’avere un corpo seduttivo, minuto, fragile e infantilizzato. Il secolo appena trascorso ha imparato a rispettare, ma anche in questo caso in linea di principio, non sempre nella vita quotidiana, i bambini. Che comunque rimangono “minori”. Ma il femminile, apparentemente più in grado di un bambino di far valere i propri diritti, sembra ancora oggi non aver acquisito l’agibilità di una parità col maschile.
La diversa forza fisica credo continui a fare gioco pesantemente rendendo quasi irrisolvibile il problema.
Possiamo pensare che sia stato naturale nei millenni attribuire forza fisica, massa muscolare utili per lavoro e guerra al maschile, lasciando il femminile a occuparsi principalmente di, non meno faticosamente, parti, bimbi, manufatti e cibo.
Oggi che guerra e lavoro non hanno nulla di faticoso fisicamente e di bambini se ne fanno meno e la quotidianità è alleggerita da ottime lavatrici e macchine risolvi tutto, le carte relative alla fisicità si sono rimescolate tra maschile e femminile. Molti segnali ci giungono significativamente rivolti verso un pareggiamento possibile e sempre più esteso. Rimane l’handicap consolidato di un antico patriarcato reso solido da buone braccia in grado di vincere qualunque contendere col femminile.
Di fatto il fisico femminile e quello maschile sono differenti e strutturati in modo da garantire la continuità della specie “Homo sapiens sapiens” . Il problema è che non viviamo una vita intera in funzione della riproduzione e che moltissimi altri aspetti del nostro essere emergono in tutte le situazioni che non comportino il diventare “genitori”. Ecco, dovremmo fare questa distinzione e parlare di parità in tutte le altre situazioni che richiedono “sapienza” nel senso evolutivo del termine…