Nottata elettorale: per fortuna che c’è Vendola

30 marzo 2010 di: Beatrice Agnello

Davanti alla televisione a sentire i risultati elettorali, mentre Renata Polverini ed Emma Bonino sono a un’incollatura, ma già si sa che ha vinto la prima, sono ammirata e orgogliosa di come Bonino sa perdere: manda un messaggio di congratulazioni e buon lavoro alla sua rivale; fa ancor prima del risultato definitivo una dichiarazione in cui prende atto del responso delle urne; sottolinea come sia in ogni caso da considerare positivo il percorso che l’ha portata alla candidatura e la quantità di consensi ricevuti, partendo dalle macerie lasciate dal penoso caso Marrazzo; detta l’agenda allo schieramento di centrosinistra per risalire la china su cui continua a scivolare.

Non mi dispiace neanche la Polverini, che è andata al cinema anziché al suo quartier generale mentre iniziava lo spoglio e che si propone come primo impegno da presidente di affrontare la disastrosa situazione della sanità nella sua regione, tagliando gli sprechi scandalosi con cui si nutrono la sciatteria dell’apparato e il malaffare e riuscendo a dare ai cittadini un servizio più efficiente. Insomma, affronta subito il toro per le corna e, invece di ammiccare ai peggiori vizi nazionali come il leader della sua coalizione, promette severità.      Mi deprimo e mi vergogno invece quando sento che Bersani rilascia farneticanti dichiarazioni su un’inversione di tendenza dell’elettorato che starebbe facendo scemare il suo consenso a Berlusconi e altre simili barzellette. Insomma, la solita solfa già usurata al tempo della prima repubblica: non abbiamo perso. Ma come puoi sostenere una cosa simile dopo che avete perso Piemonte, Lazio, Campania e Calabria e che persino la roccaforte emiliana l’avete conservata, sì, ma diminuendo in voti e fiducia fra l’elettorato più rosso d’Italia?

Una piccola felicità me la godo con il risultato della Puglia: Vendola, che, per miracolo e per la sua determinazione, la nomenklatura dalemiana non è riuscita a fare fuori dalla competizione, ha vinto alla grande. Infatti è uno dei pochi politici di sinistra che restano in questo paese, non ha i modi capziosi del burocrate, ha invece idee e capacità di farle capire ai cittadini, sa additare una prospettiva e muoversi di conseguenza. E, cosa che certo non guasta, sa parlare in maniera trascinante e lucida come nessun altro leader dell’esangue, amorfa e supponente coalizione di cui fa parte: è uno come lui che vorrei vedere battersi con la star sul viale del tramonto Berlusconi in un duello televisivo decisivo; non il sopracciglio arrogante e la puzza sotto il naso dell’astuto (?) D’Alema, non l’odore di Lambrusco e la serietà un po’ triste del buon Bersani.

Be’, credetemi, non sono fra quelli che sostengono per partito preso donne e gay. Ma stanotte davanti alla tivvù se non ci fossero stati loro avrei voluto sprofondare.

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