Levanzo

12 aprile 2010 di: Beatrice Monroy

Per fuggire/ il deserto del presente/-sarà poi vero?-

io mi nascondo tra le tue pieghe,/ isola.

Paura/ dei giudizi/ non della solitudine.

È questo che chiamo deserto.

Anche se adesso ho imparato a non calzare calzari di ferro

a non sferragliare.

Ho imparato il passo leggero./ Sono diventata un soffio.

Una piuma.

Delle cose succedono per mare./ Alza un’onda.

Tira un refolo di vento.

Così mi prendo pausa nella vita.

Imparo il tempo./ Ascolto un suono./ Ora acuto, ora  sordo (della vita).

Delle cose succedono per mare.

E’ nella danza/ che oscilla e lotta/ e spingi e reggi/ che si compie il passaggio.

Tra il mare e il vento dove tutto è vero.

Oscilla, cade, no non cade,/ resiste Madonnuzza dei nostri/ di donna/ dolori.

I venti battono e parlano al mare.

1 commento su questo articolo:

  1. francesca scrive:

    Benvenuta o meglio bentornata tra noi, bea

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