mettete dei fiori nelle vostre carriole

6 aprile 2010 di: Silvana Fernandez

6 aprile 2009 ore 3,32: la terra trema in Abruzzo. Nel giro di un quarto d’ora città storiche come l’Aquila, paesi suggestivi pieni d’interesse artistico e paesi ricchi d’umanità, diventano una massa di macerie.
6 aprile 2009 ore 4,32: c’è chi si frega le mani, ridacchia al telefono pensando alla ricostruzione ed agli appalti d’oro che riuscirà ad ottenere, c’è chi accorre per aiutare.
6 aprile 2009 ore imprecisate: sia chi arriva mosso dalla voglia di dare, sia chi è là solo con la voglia di avere, sia quelli che arrivano con la voglia di apparire, si trovano di fronte alla più nera desolazione. Fra tante macerie le sole cose che si innalzano sono residui di campanili pericolanti dove campane che non suoneranno più, restano l’unico ricordo di una città italiana fra le più ricche di bellezze architettoniche. La popolazione non ha lacrime, ma volti tristissimi; commuove tutti.
7, 8, 9 e altri giorni di aprile: anche il premier durante le visite sembra commosso, ma siccome per lui vi sono cose prioritarie oltre la mensa e le tendopoli che vengono messe su con efficienza, fa installare una parruccheria per signore. Ad una ottantenne che ha perso la dentiera ne regala una nuova per farle “ritrovare” il sorriso. La casa distrutta, i parenti morti contano poco quando hai un bel sorriso da mostrare! Da quel momento scatta l’operazione “applausi e volti lieti a comando” come negli studi televisivi. Il governo è del fare (si pensa dopo) e una cosa che fa, aiutato dalla Signora Maria Teresa Letta sorella di Gianni, regina della croce rossa in Abruzzo, è quella di trasformare i luoghi del terremoto in un set pubblicitario. Non mancano gli operatori quando, per il G8, arrivano i grandi del mondo lasciandoci abbracci e lacrime ma, si dice, niente soldi. Né mancano operatori quando vengono consegnate le casette offerte dalla provincia di Trento. Malgrado le perplessità del governo all’inizio scettico sul prefabbricato, agli intervistati viene raccomandato di ringraziare il premier e non certo la provincia di Trento. Così come viene raccomandato di esultare a chi avendo avuto una casa, ora deve accontentarsi di una casetta da bambole, sì, ma completa di piatti e merendine! Non si può negare che un tetto è stato dato a tanti, ma un luogo in cui vivere, in cui formare una struttura sociale quando verrà progettato? Ora gli aquilani hanno cominciato a trasportare da soli le macerie, finora rimaste sui luoghi, su piccole carriole fuori dalla città. Se parli con loro ti dicono che è un gesto simbolico per ricordare che gli sfollati allo stato attuale, secondo una stima del mese di gennaio 2010, restano 10.128.
Non sono pochi e parlano per tutti, malgrado si consigli loro di tacere e sorridere, di notti gelide, di umiliazioni, di tristezze e disagi.

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