Pronto, parla la Cei?

9 aprile 2010 di: Gisella Modica

Pronto, Cei? Scusi la presunzione, ma considerato il successo del suo appello pre-elettorale in favore della vita di coloro che devono ancora nascere (mi riferisco all’aborto naturalmente), ora che il partito che Lei col suo intervento al momento giusto, nel posto giusto, ha favorito – mi scusi il bisticcio – e ha vinto, vorrei dare a sua eminenza dei suggerimenti, perché reiteri altri appelli in favore della vita, stavolta di quelli già nati. In particolare delle donne, già nate, che, mi creda, signora Cei, avrebbero tutto il desiderio di fare figli e di crescerli, ma non possono. Si, proprio così, non possono, per via del lavoro che non c’è, e se c’è è precario; per via dei servizi che mancano, della flessibilità d’orario che dagli imprenditori, molti dei quali iscritti al partito da lei favorito – non lo sapeva? Ora lo sa – viene scambiata per sfruttamento intensivo; perché quando gli imprenditori di cui sopra le assumono, le fanno contestualmente firmare il licenziamento in caso di gravidanza. Non lo sapeva? Ora lo sa. Se poi volessero fare carriera, e guadagnare di più, non sanno proprio a chi lasciarli i figli il pomeriggio. Ci sono le nonne, dice? Non mi sembra una soluzione. L’elenco, cara signora Cei, potrebbe continuare. Naturalmente l’appello alla vita potrebbe estendersi anche agli immigrati, anche questi già nati, molti dei quali donne e bambini, perché non muoiano in fondo al mare. Ai giovani… come dice? Deve chiudere perché il Papa la sta chiamando? Un attimo, per favore, mi lasci solo dire che visto che la sua voce è autorevole, più di quella dei sindacati messi insieme, più di quella di tutte le associazioni e i movimenti femminili, femministi e non, Le chiedo di continuare nei suoi appelli in favore della vita dei già nati. Soprattutto alla signora Polverini, alla guida del partito dell’amore, a cui lei ha fatto il grande favore. Che lo ricambi, mettendo al primo posto nell’agenda quello di mettere – scusi di nuovo il bisticcio – le donne nelle condizioni di lavorare e lavorare bene. E vedrà che non ci sarà più bisogno dei suoi appelli, perché alle donne non piace abortire. L’aborto è doloroso, molto doloroso. Non lo sapeva? Ora lo sa.

2 commenti su questo articolo:

  1. CATERINA scrive:

    Pronto la CEI?E perchè LA SIG.RA CEI e non Il SIG. CEI?No,non vuole essere polemico il mio commento,anzi ho apprezzato la scrittura leggera dell’articolo,a tratti divertente,ironica,”in punta di piedi”….sebbene il contenuto esprimesse tutto il peso di una condizione sociale,per noi donne; PESANTISSIMA!
    La Sig.ra CEI,questo mi addolora,spesso ,troppo spesso, ci scontriamo con posizioni politiche/sociali che mortificano il genere femminile e queste posizioni sono capitanate da donne!Perche?La natura c’insegna che appartenere ad un genere non significa soltanto essere un numero espresso dalla somma totale,ma appartenere è farne parte nell’espressione della propria individualità come differenza nel genere.E ricordiamoci che la differenza nell’essere donna fra le donne, non significa assumere attegiamenti maschili ,non ci appartengono,non ci distinguono ma sicuramente ci fanno perdere di vista l’obiettivo per cui continuiamo a lottare forse da troppo tempo ormai…..la donna in quanto tale!

    • Rosanna Pirajno scrive:

      certe volte, scrivendo, si va in automatico: “la conferenza episcopale” uguale “la signora cei”, non viene spontaneo indicarla al maschile, tutto qui, ma fai bene a riflettere sui nostri automatismi.

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