resistere perché

25 aprile 2010 di: Rosanna Pirajno

Giorno della Resistenza, che si celebra in un paese spaccato. Tra chi la nega e cancella persino la parola dai libri di storia e chi, appunto, resiste alla livella della memoria. Oggi, di quale “resistenza” c’è bisogno? Di cosa dobbiamo essere indignati, a cosa dobbiamo reagire? si chiede il regista Giorgio Diritti (L’uomo che verrà, sulla strage di Marzabotto). Alla manipolazione della verità, dice, e a molte altre ingiustizie che si consumano sotto i nostri occhi senza che si faccia molto, dico io, per contrastarle o impedirle. Ma non dobbiamo assecondare la rassegnazione, dice ancora, la sfiducia sulla possibilità di migliorare il mondo. E’ dura, io dico, se prevale chi professando amore nega all’opposto ogni evidenza, una ciotola di riso ai bisognosi un riconoscimento al sacrificio un posto nella storia o solo nella società, una giustizia che sia per tutti uguale, un sacramento pure. Dalla lapide a Marzabotto, per resistere in nome di qualcosa che accomuna i giusti: «Vogliamo nel loro ricordo che tutti i paesi e tutti i popoli possano vivere nella pace e nella fratellanza».

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement