Come fossimo pesci voraci

20 maggio 2010 di: Teodora Pottino

Se dovessi scegliere un termine che esprima l’aspetto caratterizzante della generazione di noi giovani, il primo che mi verrebbe  in mente ruoterebbe intorno  all’idea di una “voracità” confusa, anzi credo che sarebbe proprio questo, “voracità”.  E già, perché avere diciotto anni oggi, vuol dire ritrovarsi ad affrontare una vita dove tutto si propone come una conquista da riuscire ad afferrare, non da ottenere, né tanto meno da realizzare. E’ come se navigassimo su internet, senza una meta precisa, ma con la voglia di esplorare più siti possibili.  Un’azione che compiamo ogni giorno e non solo davanti a un computer.  Le relazioni che instauriamo si nutrono di questa voracità. Più nomi abbiamo da mettere nella lista degli amici o nelle liste delle feste, più ragazzi abbiamo o più vestiti ci sono nell’armadio, solo così possiamo dire che la nostra vita è piena.

Piena sì, ma di cosa? Senza una direzione, dove pensiamo realmente di andare?  Non ha senso questo continuo vagare e divorare. Perché non iniziare a camminare? Alcune di noi ci riescono, ma molte credo di no. Che sia un problema legato a questo momento particolare e quindi destinato a risolversi con gli anni? O che sia piuttosto legato a un contesto e quindi molto più radicato di quanto possiamo pensare? Io non so darmi una risposta.

3 commenti su questo articolo:

  1. piero scrive:

    Noi giovani non riusciamo a darci una risposta, ma questa voracità ereditata dalla precedente generazione come mai fa riflettere solo noi?

  2. teodora scrive:

    Forse perchè anche se la viviamo,ci rendiamo conto di quanto stiamo facendo e ci fermiamo a pensare …

  3. ornella scrive:

    Cara Teodora,
    premetto che non sono più giovane da molto tempo. Mi hanno interessato le tue domande.
    Sono stata giovane negli anni ‘70, dove, sembrava, che ci fosse una via, una direzione personale e politica da seguire.
    Appena terminate le superiori, nel1975, c’era il mondo davanti, ma la via tracciata da altri non mi conviceva molto.
    Ho cercato la mia strada, prima ragionando su quello che avrei voluto fare per la vita, poi iniziando a costruire, giorno dopo giorno. Fatica, sudore, rinunce e la mia bussola, quella che ho scelto, cioè la “coerenza”, non mi ha reso la vita facile, anzi più dura.
    Sono andata avanti, anche quando gli altri non mi comprendevano, anche se non erano d’accordo con me. Bisogna rendere conto, prima di tutto, a noi stessi. Poi gli altri capiranno, dopo, ma capiranno.
    Cara Teodora ho due figli maschi, uno di 23 anni e uno di 16. Sapessi quanto è difficile crescere i figli in questo periodo. Tu lo affermi. Voracità. Aggiungo superficialità, scorciatoie, apparenza.
    Tutto questo non ci deve allontanare mai dai nostri obiettivi. Continua fiera a farti le domande. Non smettere mai. Ancora adesso a quasi cinquantacinque anni, ogni giorno mi pongo domande e ogni ogni aggiungo un pezzettino alla mia esperienza di vita e di lavoro.
    Buon viaggio, Ornella

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