Europa! Europa!

17 maggio 2010 di: Simona Mafai

Ho lasciato Palermo la settimana scorsa, sotto l’emozione della crisi greca e delle pesanti misure di austerità che ha preso il governo di quel paese (e l’esplosione delle proteste sindacali). Appena arrivata in Spagna, leggo le dichiarazioni di Zapatero sui provvedimenti che sta prendendo il suo governo: blocco delle pensioni e degli stipendi dei dipendenti pubblici, autoriduzione (modesta in verità: – 5%) degli stipendi dei ministri (che in spagnolo si chiamano “barones”!), eliminazione dello “cheque bebé”. Differenza significativa: i sindacati considerano le misure governative amare ma equilibrate. Solo i dipendenti pubblici hanno proclamato uno sciopero per la prossima settimana.

Eh, sì. L’Europa esiste, con problemi simili. Leggo sul “Paìs” del 14 maggio: «La crisi obbliga i paesi ad abbandonare i loro programmi sociali …con tagli drastici…non siamo in Grecia, però …il modello di benessere europeo è messo in discussione».

L’insofferenza verso gli immigrati serpeggia qua e là.  Agli angoli della strada qualche uomo anziano (con la faccia di vecchio operaio) allunga il braccio con un bicchiere di carta per chiedere aiuto. Una donnina smunta gira tra i tavoli del bar per vendere fazzolettini di carta.

Questa è l’Europa. Un pezzo di Europa e noi, un po’ meglio un po’ peggio, ne facciamo parte.

Rientrando in albergo sento un ragazzino (forse rumeno?) che, seduto su un muretto, suona col suo strumento musicale una canzone che mi è familiare, ma che non riesco subito a individuare. Una canzone napoletana? Certamente no. Romana? Neppure. Poi il cervello si mette in moto, incontra il cuore e – con un battito accelerato – riconosco la musica. E’ l’Internazionale.

(Saul Steinberg, I do I have I am, 1971)

2 commenti su questo articolo:

  1. Apprezzo molto il tuo articolo che sento sofferto, stato d’animo che in questo momento accomuna tutte noi. Mi ha commossa la parte finale della tua riflessione: il cervello che si mette in moto e incontra il cuore, un incontro che ti permette di riconoscere l’amata Internazionale. Questo dimostra che le ragioni del cuore (Pascal) sono sempre più forti di quelle della mente e che le passioni, malgrado talvolta si provi a spegnerle, emergono sempre e ci permettono di andare oltre il rigore di ogni logica. Non ti sembri strano, detto da me, che i quattro righi finali li abbia sentiti come una poesia, quel “battito accelerato” del tuo cuore che ha raggiunto il mio.

  2. Giusi Catalfamo scrive:

    Il magone è d’obbligo, ma non volevo scivolare troppo e, a proposito di inni, è emerso un ricordo di una notte di capodanno, credo 1988, con un mio amico francese. Io capivo a malapena la sua lingua, lui non conosceva l’italiano. Tra un bicchiere e l’altro, comunicavamo in inglese. Nè io nè lui eravamo al top del buonumore, ma lo champagne aiuta molto e ci siamo fatti buona compagnia. Non ricordo come e perchè a una certa ora, lui intonò la Marsigliese cercando di coinvolgermi in questo momento patriottico. Ma io non conoscevo le parole, e allora lui me le scrisse su un tovagliolo di carta. Confesso che provai molta invidia, quelle parole davano la carica e mi sono subito sentita piena di energia, Ma poi lui mi propose uno scambio culturale, voleva che gli scrivessi le parole del mio inno nazionale. Fui colta dal panico No, gli dissi, sono troppo difficili, non le capiresti.
    Via! Mettetevi nei miei panni, come avrei potuto tradurre Where is the victory, give ( her) ?! it’s hair? Per non parlare dell’elmo di Scipio, chi era costui? Il Presidente Napolitano mi perdoni, non ce l’ho fatta.

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