il giudice e le vittime del franchismo

22 maggio 2010 di: Simona Mafai

Viene difficile a noi italiani/e comprendere il conflitto giudiziario-politico esploso in Spagna nei confronti del giudice Garzòn. Certo anche noi, negli ultimi anni abbiamo dovuto far fronte ad attacchi revisionisti nei confronti della storia della Resistenza e dell’Italia repubblicana, ma tuttavia ciò non ha inciso sul senso comune nazionale, di condanna del fascismo e di riconoscimento del merito dei perseguitati antifascisti. Perciò non possiamo non sorprenderci assistendo al dibattito sulla opportunità (o meno) di portare alla luce le responsabilità e le atrocità della dittatura di Franco. Nel caso specifico Garzòn chiedeva la riesumazione, da fosse comuni mai riaperte, dei cadaveri di un numero imprecisato di antifranchisti che vi sono anonimamente sepolti. Ma la richiesta di Garzòn è stata bloccata, in nome della Legge spagnola sull’amnistia, approvata nel 1977. Ma molte personalità culturali e politiche (tra cui una donna, Anna Idalgo, figlia di un repubblicano spagnolo, e vicesindaco di una importante città) sostengono che – in base alle leggi internazionali antiche e recenti – i crimini commessi contro la cittadinanza civile non possono essere mai prescritti, e quindi le leggi sull’amnistia col tempo decadono. E’ stata recentemente approvata in Spagna una Legge sulla “Memoria storica”, che ha la esplicita finalità di onorare (dopo oltre 70 anni!) le vittime del franchismo. Cominciano ad operare piccoli comitati, che cercano di raccogliere ricordi e testimonianze di quella lunga dittatura – riesumando nomi, antiche fotografie, fogli di intimidazione ripescati dagli archivi. Ho tra le mani un commovente volumetto, ”Ritagli di memoria”, pubblicato dalla “Associazione Memoria Storica Democratica” di Ferrol. Sono testimonianze di piccole famiglie (brandelli di ricordi): marinai, elettricisti, sarte, portuali che avevano appena iniziato – negli anni 20/30 – ad alzare la testa costituendo le prime organizzazioni sindacali. Furono tutti perseguitati, le loro famiglie (figli, fratelli, nipoti) disperse e distrutte. Un volume appena pubblicato, di uno storico spagnolo contemporaneo, Josè Manuel Suarez Martinez, racconta un episodio sconosciuto, fortemente drammatico. L’equipaggio di una nave spagnola, che si trovava nelle acque internazionali quando esplose la guerra civile, si dichiarò fedele alla Repubblica, che era il Governo ufficiale quando i marinai si erano imbarcati. Successivamente essi pensarono di portare un carico di armi dal Messico e dagli Stati Uniti alla Spagna, per rafforzare lo schieramento repubblicano. Dopo un viaggio avventuroso la nave attraccò, il 20 marzo del 1937, nel porto di Santander, che si trovava nel territorio occupato dai franchisti. L’equipaggio fu immediatamente arrestato ed il Tribunale militare, insediato da Franco da pochi giorni, condannò a morte 26 tra ufficiali e marinai. La sentenza fu eseguita immediatamente. Il libro riproduce le schede (con fotografie) di tutti i fucilati. Commovente e indimenticabile.

(Malevich, Untitled)

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