se mi piace il concertino

15 maggio 2010 di: Rosanna Pirajno

Sono stata folgorata da un pensiero che non condivido: mi sento espropriata di alcuni piaceri perché la politica, certa politica, si è messa di traverso. Su cose semplici che ritenevamo “patrimonio indisponibile” delle comunità, da tutelare, alimentare con la fiammella moderatamente orgogliosa della condivisione, dell’appartenenza culturale, aleggia lo spettro del più becero dei regionalismi.

Si ha timore che il sostegno ad espressioni popolari della propria regione, il canto il dialetto la letteratura il cibo eccetera, venga interpretrato come arroccamento leghista nel recinto del proprio condominio, dal quale furiosamente si dardeggia contro estranei e contaminatori.

Questo perché, avendo trascorso un pomeriggio in un teatrino parrocchiale, all’ombra di un politico locale molto presente e ossequiato, e in compagnia di una piccola platea di genitori e nonni dei bambini di un coro, mi è venuto il sospetto che quel “presidio” costituisse, come le tv generaliste che inondano l’etere di dannose mediocrità, un tramite privilegiato dell’universo cognitivo di quelle brave persone.

Eppure il complesso che si esibiva, specializzato nella ricerca di canti e suoni della tradizione dei Saloni da barbiere attivi in Sicilia fino a non molto tempo fa, compiva uno splendido lavoro di “manutenzione” di una nobile e utile tradizione locale: quella dei barbieri che, oltre la “tonsura” di barba e capelli con licenza di cavare denti e apporre sanguisughe, svolgevano il molto apprezzato ruolo sociale di compositori e suonatori di musiche per serenate e concertini in piccole formazioni. E mentre mi godevo le sonorità evocate dal complesso – contrabbasso, mandolini, chitarra, fisarmonica, come da amorevole consuetudine – ero presa da sentimenti contrastanti. Uno era il piacere di lasciarmi accarezzare le orecchie, e la memoria, da suoni provenienti da un piccolo mondo antico che mi era familiare. L’altro era di inquietudine: non è che questo piacere dell’animo mi trascina in una spirale passatista, di quelle che «se ti piacciono le serenate dei barbieri siciliani, i sardi tenores di Bitti, le tarante pugliesi eccetera, allora sei pronta per votare i difensori del sacro recinto alla prossima tornata elettorale»? Vedete a che siamo ridotti, a soffocare il nostro amore per il paese d’origine per timore di confluire, contro la nostra volontà, nell’ottuso Paesone che certa destra sta apparecchiando per noi.

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