Compassione? No, grazie.

24 giugno 2010 di: Laura Giambruno

Qualche giorno fa è stata una giornata particolarmente pesante, una giornata in cui oltre a sembrarti tutto nero è effettivamente tutto nero. Una giornata in cui il distacco ironico non può più niente e non può più niente il fatalismo e l’abitudine al peggio, tanto tipica dei siciliani, che fa sì che si guardi tutto con distacco mantenendo una tranquillità e un atteggiamento sorridente di fondo: una tipica strategia salva-depressione.

Comunque sia, quando tante cose assieme si sommano, è veramente difficile mantenere questo distacco e ci si lascia andare a qualche lamentela. Posso ritenermi giustificata dato che il giorno in questione è stato non solo il giorno dell’approvazione al senato della “legge bavaglio” ma anche il giorno in cui gli insegnamenti scoperti dallo sciopero di ricercatori e professori contro la riforma Gelmini sono stati messi a bando come contratti gratuiti.

Ulteriori salti nel buio, ulteriori sconfitte nonostante la fatica di gente che sta lottando.

Ed è in questo giorno che ho messo da parte il distacco e mi sono ampiamente lamentata con un mio amico francese. Lui mi ha risposto ‘Ti compatisco’.

Sarà l’orgoglio del sud, sarà il fatto che da un punto di vista lavorativo ho fatto molto più di quanto richiesto per avere un lavoro sicuro, sarà che ho sempre lottato e sempre lotterò, sarà tutto questo ma non accetto questa compassione. E com’è vero che ho lottato finora continuerò a farlo, perché l’Italia migliori e perché nessun amico francese possa di nuovo compatirmi e compatire tutti noi per colpa di chi ci governa.

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