il terribile articolo 41 della Costituzione

11 giugno 2010 di: Simona Mafai

vignetta di Altan

Nell’ambito delle determinazioni relative alla “manovra economica” del Governo, si è parlato di una serie di misure “liberalizzatrici” per favorire la creazione di piccole e medie imprese, semplificando al massimo le procedure necessarie ad avviarle. Niente di negativo o preoccupante, a giudizio di molti/e di noi: del resto, non fu proprio Bersani (da ministro del Governo Prodi) a promuovere le cosiddette “lenzuolate” anticorporative e semplificatrici relative sia alle professioni che alla formazione delle imprese? Ma l’accanimento semplificatorio del premier non ha il fine di favorire lo sviluppo di una imprenditoria diffusa, bensì quella di liberare ogni impresa (e proprio le più grandi!) da ogni responsabilità sociale. Metto su un’azienda, come che sia, dove mi pare, senza sottomettermi a nessun controllo collettivo. Di qui l’attacco violento all’art. 41 della Costituzione, di cui si chiede apertamente la cancellazione. Ma cosa dice questo terribile art. 41, che – secondo Berlusconi – dimostrerebbe la radice “cattocomunista” della Costituzione stessa?

Lo riportiamo integralmente perché possiate giudicarlo.

Art.41.

«L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».

Quale cittadino/a onesto/a può respingere queste prescrizioni di massima, nel momento in cui intraprende una attività imprenditoriale?

C’è chi è disposto a dichiarare che intende aprire un’impresa (rovesciando in negativo le indicazioni costituzionali) «per recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana»?

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