cos’è questa voglia di scrivere

26 luglio 2010 di: Francesca Traìna

Cos’è questa voglia di scrivere che dal cuore/mente, come piena torrentizia, sommuove il sangue, scende – deviando verso il braccio – fino alle dita che catturano la penna, la tastiera di un computer e giù…nel precipitato di sillabe accostate a sillabe che diventano parola.

La scrittura allora non sarà più un progetto solitario, ma la fuga da uno spazio carcerato, lo scasso da compiere con la parola grimaldello, la disciplina da seguire per un ordine reale o simbolico, l’espressione di un disagio, la sosta per significarsi nell’ineffabilità del sogno, l’essere e l’esistere nella continuità dell’orizzonte, l’infinito nella finitezza, la cronaca di giornate uguali. Ed è altro, altro indeterminato e indicibile, altro da non poter finire come il tempo dopo di noi.

Chi scrive edifica cattedrali o le distrugge. E le cattedrali sono contenitrici di arte purissima o espressione di volgarità che si è creduta arte e che invece è maschera sorda e dissacrata, eco sgraziata di sciacquone. Ma non c’è risposta alla domanda, non c’è risposta alla passione, non si definisce l’arte né la poesia.

La poesia mette a nudo, sbugiarda, espolia. Poesia è preghiera, religiosità senza dio, religiosità che muove le sistole e le diastole del firmamento. E religiosità siamo noi, umanità errante e inquieta, chi scrive e chi legge, chi dice e chi ascolta. Religiosità è la natura, è il dolore da cui scaturisce il canto. Ma poesia è anche gioia, corpo che chiede di spensierarsi, viaggio avventuroso, discesa verso la ricerca di sé, ascesa per donarsi e non bruciare dentro. Ed è altro, altro indeterminato e indicibile, altro da non poter finire come il tempo dopo di noi.

Ma cos’è questa voglia di scrivere? Forse è nostalgia del silenzio perduto perché nulla ha mutato l’umanità quanto la perdita del silenzio. La scrittura immette in una dimensione di silenzio che permette di sentirsi e sentire ciò che da fuori si fa dettante.

Silenzio è la natura di cui ricordiamo la bellezza prima della contaminazione, è buio che non fa paura perché ci riconnette con le grandi leggi dell’universo.

Silenzio è ciò che segue la parola ed è parola che emerge dalla superficie del silenzio.

Silenzio è “vuoto” di suono ed è “pieno” di silenzio.

La grande scrittura viene da un’attenzione plenaria, avverte Cristina Campo. Ma qualunque tipo di scrittura richiede attenzione. Allora noi, umanità scrivente e scribacchina, ricordiamo sempre, quando scriviamo o tentiamo di scrivere, che: «la carta è stanca e tutto è già stato detto».

6 commenti su questo articolo:

  1. Evelina scrive:

    Francesca è sempre bello leggerti. Ti ringrazio per le cose che scrivi e che mi fanno riflettere sempre. In questo caso penso alla facilità con cui pensiamo di scrivere, di farlo bene e a volte, al contrario, lo facciamo senza quella attenzione di cui parli. E’ importante quello che dici perché ci spinge a fare un po’ di autocritrica e a metterci in discussione. Grazie.

  2. Maria Grazia scrive:

    Tornata ieri dal mio breve viaggio trovo un’altra freschezza: la tua scrittura e le tue considerazioni che sanno parlarmi ed emozionarmi. Grazie e buona estate (quel che resta).

  3. Adriano scrive:

    Cara Francesca, ancora una volta resto affascinato da quanto sapientemente scrivi. La dovizia dei termini usati, quelle parole al posto giusto fanno si che il tuo articolo, più che un insieme di periodi, sembri una meravigliosa sintonia i cui concetti vibrano come le note delle corde di un violino rincorrendosi tra loro. E’ molto difficile questa volta esprimere un commento a chi come te esplicita i propri concetti intingendo la penna nella porpora delle ali di una farfalla, posso solo dirti che i tuoi scritti, poesia pura, scatenano una ridda di sensazioni difficilmente provate sino ad ora e soprattutto fanno riflettere. Le tue parole sono come la pioggia che cade su un arido terreno arso dal sole e che pian piano da quel terra piena di crepe per la siccità, fanno crescere una lussureggiante vegetazione.
    La vegetazione della riflessione.
    In un mondo dove il susseguirsi di situazioni sempre mutevoli ci porta inevitabilmente a sottovalutare determinati aspetti che non arricchiscono certo le nostre tasche ma l’animo, i tuoi scritti rappresentano un’oasi di riflessione, laddove il silenzio si riempie di significati forse per troppo tempo sottovalutati o addirittura dimenticati.

  4. Roberta D. scrive:

    E’ interessante la tua riflessione sulla “voglia di scrivere” che in qualche modo coinvolge tutte e tutti. Mi sono fermata a pensare e mi sono detta che quando scrivo (lo faccio spesso) devo essere più attenta anche se credo di esserlo abbastanza, ma è bene rinforzare. La tua capacità di spaziare su vari temi: poesia, religiosità, silenzio ecc… oltre ad essere concettuale è suggestiva perché scrivi con questa bella cifra poetica. Te l’avrei detto alla prima occasione, ma ho voluto cogliere questa. Ciao

  5. Francisco Traina scrive:

    Querida Francesca, es maravilloso como en tan pocas palabras podes recorrer todo un universo de sentimientos y reflexiones, cuanta verdad en tus expresines, donde tiempo y el espacio no tienen limite, son infinitos, gracias por tu poesia

  6. rachele scrive:

    ….”Silenzio è la natura di cui ricordiamo la bellezza prima della contaminazione, è buio che non fa paura perché ci riconnette con le grandi leggi dell’universo. Silenzio è ciò che segue la parola ed è parola che emerge dalla superficie del silenzio. Silenzio è “vuoto” di suono ed è “pieno” di silenzio.”

    GRAZIE perchè dici del silenzio e del suo ritmo con il palpito della vita !
    ma silenzio è anche Attesa della trasformazione.
    rachele

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