l’albero del maresciallo

18 luglio 2010 di: Rosanna Pirajno

Domani saranno 18 anni dal massacro del giudice Paolo Borsellino e dei suoi agenti di scorta, appena qualche mese dopo il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti … E tutto quello che sta emergendo in questi giorni di maneggi e traffici illeciti e tradimenti e corruzioni e malaffare di una cricca di potere inqualificabile, tanti sono i vizi e difetti che incarna, riporta in superficie – inevitabilmente – la domanda ricacciata a forza nelle viscere: quelle stragi, quelle morti di onesti, quegli aneliti di giustizia, tutto inutile, sepolto da un sentire e agire “altro” che ha prevalso e si è imposto? con noi che abbiamo lasciato fare senza più protestare, rassegnati e impotenti? e alcuni magari contenti? Mentre guardo la foto di un alto magistrato, ora inquisito per corruzione, scortato da un carabiniere in alta uniforme, mi viene da pensare “pasolinianamente” alla sorte di questi servitori dello Stato, che non possono scegliere a chi guardare le spalle, se a Uomini Giusti per i quali anche tragicamente morire o se a potenti farabutti mascherati da capi in testa.

Oppure, restare a combattere routine quotidiane fatte di rischi e affanni per una società sofferente, inquieta, sperduta in una indifferenza malata.

Imbattutami – per pratiche di denuncia furto con scasso, la terza volta in pochi anni – in giovani militari, carabinieri o poliziotti, alle prese con le difficoltà di un “sistema” che non si cura troppo di loro, lasciati ad arrabbattarsi con strumentazioni tecnologiche obsolete e a corto di tutto, finanche della benzina per le auto, mi tornava in mente la martellante propaganda della “sicurezza dei cittadini” in tempo di elezioni, il fo da me delle ronde leghiste, il sospetto come arma micidiale, la caccia ai monatti e poi … poi più niente, tagli pure alle forze dell’ordine e addio efficienza e, con il ddl in preparazione, anche efficacia delle indagini. Neppure le squadre di poliziotti e le compagnie di carabinieri delle fiction televisive a consolarci, in ferie o tagliate seppure convincenti gli attori e credibili le storie (come La nuova squadra, tra i cui bravi interpreti si era fatto luce anche il compianto Pietro Taricone), dove almeno le “investigative” appaiono forti di intuito e preparazione, con strumentazione all’avanguardia e per giunta allocati in ambienti di lavoro di uno charme invidiabile.

Nella striminzita stanzetta di caserma in cui sporgo denuncia, il giovane maresciallo che vi passa le giornate mi fa notare: quell’albero in fondo al cortile di palazzoni è l’unico sfogo alla vista. Il suo personale albero falcone.

So che ci sono anche quelli “alla Diaz”, ma vorrei ricordare, in questo anniversario, i militari che fanno il loro dovere con convinzione nonostante queste condizioni.

(tronco con radici aeree di ficus magnolioides)

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