quegli spot invitanti …

12 luglio 2010 di: Rosanna Pirajno

Novità inaudita quella del premier, sempre così parco nel concedersi di voce e di presenza, che si è messo pure a promuovere il paese che ama con slogan suadenti sulle sue (del Paese) bellezze e, udite udite, cultura. Lui per salvarlo, il paese minacciato dai cosacchi in S. Pietro, si vide costretto a scendere in campo qualche decennio fa, ma ‘sti cosacchi si rigenerano come zombi se non smette ancora di combatterli.

Anche questo dunque ci tocca: sorbirci smancerie con cadenza lumbard a turisti suggestionabili da frasette di circostanza. Venite venite in questo che i nostri antenati hanno fatto Bello (non per niente, il Bel Paese) e che noi ci sforziamo di …. mantenerlo tale e quale e magari migliorarlo senza snaturarlo, perché Paesaggio e Cultura sono Beni che ci appartengono e la Repubblica perciò (art. 9 Costituzione e Codice B.C.) tutela? Neanche per sogno, perché mentre il premier-piazzista si adopera nel suo ruolo di fine dicitore di spot promozionali, il premier-impresario si addestra nel ruolo che gli riesce meglio: quello di liberalizzatore dalle pastoie burocratiche degli ex colleghi affaristi-costruttori edili, che di asfalto e cemento intendendosene parecchio sanno come spalmarlo a piene mani su territori già in necrosi per frane smottamenti alluvioni terremoti incuria illeciti cementificazione.

Un emendamento alla famigerata manovra tremontiana, in discussione martedì entrante, ha fatto il miracolo di far sparire ogni permesso, autorizzazione, licenza, nulla osta e persino valutazione di impatto ambientale, dalle pratiche da avviare per impiantare cantieri edili: le imprese, ma anche i privati costituitisi in società, autocertificano l’intenzione di costruire dove vogliono e, trascorsi trenta giorni senza che le fameliche amministrazioni locali si facciano sentire, il via libera alle ruspe si intende concesso e chi s’è visto s’è visto di tutela ambientale et similia.

Cosa non si farebbe per invogliare i turisti a visitare il mare ma non i monti, non reclamizzati da appositi spot e le regioni montanare perciò risentite, e sarebbe meglio difatti che si affrettassero a seguire il consiglio, prima che il Far West edilizio che si profila faccia, per usare la bella parafrasi della nostra poeta Traìna, «mattanza dei gelsomini» di cui odoravano le nostre più belle contrade. Quelle maggiormente a rischio, proprio perché la bellezza di natura e cultura attira gli speculatori come il miele le mosche, e già che buoni non fummo a sconfigger abusivismo, perfettamente ci riuscirà il governo più liberista che ci sia a ridurre in macerie, tramite  agognata «semplificazione delle procedure» che maschera un condono preventivo, quel che rimane di Paesaggio e Cultura di un martoriato Bel Paese.

(Sassano (Sa), casa comunale in costruzione vincitrice del I° premio al concorso nazionale Ecomostri d’Italia, 2009)

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