Banana Republic

2 agosto 2010 di: Stefania Savoia

Nostalgia di quell’odore. Odore di macchina nuova negli anni ottanta. In quei passaggi lunghi un’eternità, distesa nel sedile posteriore con papà alla guida e la mamma accanto.

Lo stereo andava e la musica era quella di Dalla e De Gregori.

Odore di certezze, di serenità, di sogni che si dipingevano sul tetto della macchina.

Ogni canzone un’immagine diversa e un sogno da desiderare. “Ma dove vanno i marinai, con le loro giubbe bianche sempre in cerca di una bimba da baciar”, “quattro cani per strada e la strada è già piazza e la sera è già notte”, le prime canzoni che ho imparato a cantare.

Due trentenni che in quegli anni lì, dipingevano l’Italia e i loro sogni. Due trentenni diversi che hanno influenzato i miei di sogni.

Non capivo allora cosa volesse dire quel titolo lì, ”Banana Republic” e forse solo adesso che sono tornati insieme riesco a farlo.

In quel paese strano e devastato che era l’Italia in quegli anni, due  giovani musicisti  raccontavano con ironia quello che provavano vivendolo. Snobbando le parole d’ordine della lotta, provarono a partire da sé, a raccontarsi. Ora, molti anni  dopo, li vedo dal vivo e per la prima volta insieme e capisco perché fanno ancora parte di me.

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