Due sorelle combattive, ed una giustizia troppo tardiva

4 agosto 2010 di: mezzocielo

Maria Rosa e Savina Pilliu, due piccole esercenti di origine sarda, da molti decenni residenti a Palermo,  possedevano alcune case basse che impedivano la costruzione di un palazzone iniziato a costruire, nei lontani anni ’90, da Pietro Lo Sicco, un ex-benzinaio, divenuto re del mattone. Forte di conclamati appoggi mafiosi, il Lo Sicco tirò su un immenso ed elegante palazzo, senza rispettare le distanze di legge  nei confronti delle mini-casupole delle due sorelle. Le quali, resistendo ostinatamente (anche se ormai il loro alloggio era divenuto inabitabile) hanno portato avanti una serie di denunce e ricorsi: al Comune, al TAR, al Consiglio di giustizia amministrativa…… Col passare degli anni, mentre il palazzone veniva completato e gli appartamenti venduti, il Lo Sicco – anche per altre vicende – è stato processato, e infine condannato, in via definitiva, a sette anni (nel 2008) per concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo patrimonio (di cui l’isolato fa parte) è stato confiscato ed ora è amministrato dallo Stato. E’ stato quindi l’amministratore giudiziario a recepire la sentenza che dopo quasi vent’anni riconosce le ragioni delle due sorelle e dispone il “taglio” di un’ala dell’edificio. Cosa che naturalmente non avverrà; le sorelle (da tempo assistite dalle associazioni antimafia) saranno in altro modo risarcite. Che dire? Ammirevole la loro tenace battaglia,  inqualificabile la lentezza della giustiizia,.

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement