il partito del predellino

4 agosto 2010 di: Silvana Fernandez

Che il partito del predellino fosse instabile quanto quello di una qualunque macchina era una cosa facile da capire, così come era facile capire che in quel momento Berlusconi era simile ad uno di quei venditori che, nelle piazze della provincia più arretrata, sfoderano sul tetto dell’auto gli scatoloni di mercanzia esclamando con voce un po’ falsata per dissimulare il dialetto: «Coperta di seta rosa, vestito di bimba, eccoci signori e signore…». Nessun paragone è più calzante, primo perché venditore lui lo è per vocazione, secondo perché in quel momento stava realmente vendendo qualcosa: le tessere del nuovo partito ai membri di An e a chiunque altro ancora potesse servirgli. «Vieni con me», dicevano i suoi occhi sempre accattivanti e sempre con un filo di mascara, «comprate una tessera e vivrete ricchi e potenti, non importa quanto vi costerà in onore, dignità ed onestà, queste ormai sono merci che, tutti sanno, io non riesco a trattare, le considero anzi alla stregua di una “proposta indecente”. In verità Fini non aveva stimato quel gesto, anzi l’aveva definito subito una “comica finale”. Poi però, il governo Prodi implose e per paura di perdere una fetta della torta del potere, invece di una finale più o meno divertente si trovò all’inizio della storia di un partito. Sappiamo che anche Pinocchio seguì le lusinghe del gatto e della volpe, non c’è da meravigliarsi dunque se tanti deputati, della stessa stazza morale del burattino, cedettero. Fini però, a quanto pare, non seppe essere né servo, né maggiordomo. Il cavaliere era trasecolato scoprendo che ci fosse, non solo qualcuno che non l’adorasse, ma che addirittura lo contestasse. La tensione cresceva, cresceva, prima di finire travolto da una crisi di nervi Berlusconi ha preferito arrivare all’espulsione con un discorso di occasione avallato da un brutale comunicato del “Giornale” della famiglia: «Fini fatto fuori da Berlusconi, colpo di grazia!». Non vogliamo entrare in merito a quello che accade dentro un partito che non apprezziamo e da cui ci sentiamo lontani mille miglia. Lasciamo, a chi ha votato per esso, il compito di valutare, cambiare idea, o perseverare davanti a questa purga antidemocratica e anticostituzionale. Noi siamo ormai certi di una cosa, non solo si trattava di un partito instabile ma non si trattava neanche di un partito ma piuttosto di una strana aggregazione di persone intorno ad un dittatore piccolo sia per altezza sia per morale. Abbiamo capito che se c’è un nemico che riuscirà ad abbattere Berlusconi, sarà lui stesso e la sua mancanza di qualunque democrazia. Siamo senza parole, ma vogliamo fargli un’ultima domanda: «Quando ha dato la carica di presidente della camera a Gianfranco Fini, sapeva che super partes significa al disopra delle parti e non in favore suo?». Certamente no, altrimenti non avrebbe mai detto, durante il discorso d’espulsione, «dato che Fini non ha le mie stesse idee deve dimettersi dalla sua carica». Mi viene un dubbio… forse l’avrebbe detto lo stesso dato che lui rappresenta tutto e tutti senza rendersi conto che i maledetti comunisti che, per terrorizzare i suoi elettori assicura mangiavano i bambini, diventano innocui davanti a lui disposto a mangiare grandi e piccini, amici, nemici, basta che accennino appena ad un dissenso!

(vecchio e sempre attuale Altan)

4 commenti su questo articolo:

  1. elisa scrive:

    ciao Silvana forse sei meno letteraria delle altre e meno poetica,ma il tuo sarcasmo, la tua ironia sono doni che fanno visualizzare il peggio senza paroloni

  2. Paolo.R scrive:

    Come sempre diverti e colpisci nel segno, speriamo che Berlusconi smetta di vendere” coperte di seta rosa”

  3. Paolo.R scrive:

    Come sempre diverti, diverti tanto ma speriamo che Berlusconi smetta di vendere” coperte di seta rosa”

  4. Teresa scrive:

    leggiamo questa pagina non per la letteratura o la poesia che possiamo trovare altrove ma per avere notizie graffianti e magari che facciano sorridere, vai così Silvana !

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